Economia

Corsa al gas, Bruxelles deve riempire il 50% in più rispetto al 2024: Italia già sopra la soglia di sicurezza

Redazione
 
Corsa al gas, Bruxelles deve riempire il 50% in più rispetto al 2024: Italia già sopra la soglia di sicurezza

Con l’inverno alle porte, il tema delle scorte di gas torna a occupare un posto centrale nell’agenda europea. I dati più recenti diffusi da Gas Infrastructure Europe (GIE) e rilanciati da Ageei, segnalano che gli stoccaggi dell’Unione hanno raggiunto l’82,5 per cento della capacità complessiva, un livello che offre un certo margine di sicurezza ma che resta comunque inferiore sia alla media degli ultimi cinque anni sia al record toccato nello stesso periodo del 2024.

Corsa al gas, Bruxelles deve riempire il 50% in più rispetto al 2024

L’Italia si colloca in una posizione più rassicurante rispetto alla media comunitaria, avendo già superato il 92 per cento degli stoccaggi. Se il dato complessivo lascia intravedere una relativa tranquillità, le cifre nascondono sfide non trascurabili. Al 28 settembre i depositi europei contenevano 90,9 miliardi di metri cubi di gas, una quantità che, pur importante, non basta a centrare gli obiettivi fissati da Bruxelles.

Per arrivare al livello obbligatorio, infatti, occorrerà iniettare altri 61 miliardi di metri cubi, vale a dire quasi il 50 per cento in più rispetto allo scorso anno e uno dei volumi più alti mai registrati. Non sorprende quindi che le previsioni di Gazprom e del Gas Exporting Countries Forum, che già nei mesi scorsi avevano messo in guardia da una corsa complicata al riempimento, trovino oggi conferma. Il contesto internazionale non facilita le cose: la competizione con l’Asia per accaparrarsi le forniture di GNL rende più difficile stabilizzare i flussi verso l’Europa.

Sul fronte russo, il quadro è altrettanto complesso. Secondo Rosstat, nei primi otto mesi del 2025 la produzione di gas naturale liquefatto è scesa del 6 per cento, fermandosi a 20,8 milioni di tonnellate. Nonostante il calo, la strategia di Mosca rimane orientata alla crescita: il piano statale prevede una produzione di 40 milioni di tonnellate già quest’anno, con un incremento fino a 56 milioni nel 2027. Gli obiettivi di esportazione sono stati rivisti al ribasso, ma la rotta è chiara, con un peso sempre maggiore destinato ai mercati asiatici che, entro due anni, dovrebbero assorbire il 69 per cento dell’export energetico russo.

In Europa, intanto, le scelte politiche iniziano a ridefinire lo scenario. La Bulgaria ha annunciato che smetterà di acquistare gas russo entro la fine del 2027. La decisione, resa nota dal ministro dell’Energia Zhecho Stankov, comporterà anche lo stop al transito verso Ungheria e Slovacchia, due Paesi che negli anni hanno mantenuto una forte dipendenza da Mosca. Stankov ha assicurato che la sicurezza energetica non sarà compromessa grazie a nuove rotte alternative, allineandosi così al percorso tracciato dalla Commissione Europea, che punta a eliminare le importazioni di GNL russo già a partire dal gennaio 2027. Nel frattempo, l’Europa ha fatto ampio ricorso al gas naturale liquefatto.

Le importazioni dall’inizio dell’estate hanno superato i 69 miliardi di metri cubi, stabilendo un nuovo record. Tuttavia, il ritmo di crescita ha rallentato dopo il picco di giugno e le infrastrutture di rigassificazione risultano oggi utilizzate solo al 44 per cento delle loro capacità, segno che i margini tecnici ci sono ma restano sottoutilizzati. Mentre Bruxelles cerca di rafforzare la propria autonomia energetica, la Russia consolida i rapporti con la Turchia. Tra gennaio e luglio le forniture attraverso i gasdotti Turkish Stream e Blue Stream sono aumentate del 26 per cento, toccando i 12,7 miliardi di metri cubi. Un’alleanza strategica che conferma come, nonostante le sanzioni occidentali e la pressione europea a ridurre la dipendenza da Mosca, il Cremlino continui a tessere nuove reti commerciali e geopolitiche.

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