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Adesione record allo sciopero dei magistrati, Giorgia Meloni apre al dialogo

Redazione
 
Adesione record allo sciopero dei magistrati, Giorgia Meloni apre al dialogo

Durante lo sciopero a lungo annunciato dai magistrati contrari alla riforma della Giustizia e che ha avuto luogo ieri, da Palazzo Chigi filtra un’apertura al riguardo, come delineato lo scorso 8 febbraio dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. La premier Giorgia Meloni è con il Guardasigilli Carlo Nordio e i leader della maggioranza, insieme, pur ribadendo l’irricevibilità della richiesta di ritiro della riforma, delineano i punti su cui è possibile discutere: sorteggio «temperato» dei membri del Csm e allargamento dell’Alta corte disciplinare alle magistrature contabili e amministrative. Palazzo Chigi ammette «la disponibilità a un confronto costruttivo, con particolare attenzione al dialogo con l’Anm. La riforma della giustizia non è concepita contro i magistrati, ma nell’interesse dei cittadini».

Adesione record allo sciopero dei magistrati, Giorgia Meloni apre al dialogo

Confermati e istruiti gli incontri già programmati per il 5 marzo, prima prima con le Camere penali, poi con l’Anm, il vicepremier Antonio Tajani garantisce che «non ci sarà mai nessun tentativo di mettere sotto l’ala del governo i magistrati. Non esiste, non c’è scritto in nessun testo, non ci abbiamo mai pensato», e Maurizio Lupi sottolinea che «il governo, come metodo, è pronto a discutere. Tutto ciò che può essere migliorativo ben venga. Questa è una riforma per l’autonomia della magistratura». In serata l’Associazione Nazionale Magistrati fa sapere che l’adesione alla protesta, che ha visto i magistrati in toga brandire la Costituzione con tanto di coccarda tricolore, ha registrato un’adesione superiore all’80%, ma dall’area azzurra il ministro del Lavoro Marina Calderone si complimenta con chi «ha deciso di non aderire a uno sciopero contro i poteri dello Stato. Se l’ordine giudiziario sciopera contro il Parlamento, la democrazia è in pericolo». A darle manforte, Maurizio Gasparri: «Non cambieremo idea per questo sciopero politico e sostanzialmente eversivo».

Alte adesioni? Lo sciopero «è stato preceduto da un’autentica pratica di rastrellamento con moduli e richieste di dati personali», commenta, aggiungendo che «l’intollerabile» atteggiamento dei magistrati «anche in queste ore è stato avallato in maniera improvvida», forse riferendosi alla segretaria dem Elly Schlein, secondo cui la riforma «porta al sogno malcelato della destra: giudici assoggettati alla politica». Il M5S invita il governo ad ascoltare gli «allarmi angoscianti» dei magistrati: «Sarebbe deleterio se governo e maggioranza si limitassero ad andare avanti a colpi di attacchi muscolari privi di senso e fondamento nei confronti dei magistrati, palesando un intento punitivo».

Molto soddisfatto dal risultato il neo presidente di Associazione Nazionale Magistrati, Cesare Parodi, secondo cui l’iniziativa è stata decisa anche per contrastare «una narrativa su di noi che non corrisponde alla realtà. Noi non difendiamo alcun privilegio e mi spiace che le persone lo pensino». I numeri parlano chiaro: oltre l’80 % tra Pm, giudici, presidenti e procuratori hanno fermato per 24 ore l’attività nei tribunali. Dall’analisi dei dati emerge che in città come Genova si è arrivati al 95%; a Milano, dove il presidente del Tribunale Fabio Roia ha parlato di «effetti devastanti» della riforma, al 90%. Dato notevole anche a Torino e Palermo: oltre il 70%, così come in Toscana, al 79.20%. Grande partecipazione nel distretto di Napoli: superato 76% ma la Capitale è in controtendenza con il 60,5%.

Il segretario dell’Anm Rocco Maruotti cita in pubblico una affermazione di Franco Coppi, principe del Foro d’Italia: «Non ho mai perso un processo a causa della comune appartenenza di giudice e pm allo stesso ordine, mentre aspetto ancora di sapere quali vantaggi porterebbe separarne le carriere». Parodi annuncia: «Chiariremo che vogliamo difendere non qualche privilegio di casta bensì la Costituzione: sentiremo le ragioni della premier e quello che avrà da dirci. Ma non mi aspetto granché, perché l’Anm è sempre stata disponibile al dialogo con tutti» mentre Maruotti, esponente di Area, uno dei gruppi della sinistra giudiziaria, incalza: «Di fronte a questa riforma non ci sono margini di trattativa, né ipotesi di compromesso al ribasso».

L’idea di un pm separato e più autoreferenziale, destinato a finire sotto l’egida del potere esecutivo, è patrimonio comune di chi ha aderito alla protesta. Nutrita anche la presenza di personaggi assortiti a sostegno delle toghe: a Roma, Gianrico Carofiglio, ex pm e scrittore, si è speso per la causa dando istruzioni dettagliate: «Il pericolo c’è e dobbiamo parlare ai cittadini, dico ai miei amati ex colleghi: non parlate come se foste ai convegni. Voi dovete farvi capire anche da un bambino di 8 anni». A Genova ecco Antonio Albanese tra le toghe, a Napoli Viola Ardone e Maurizio de Giovanni. A Pescara si schiera Donatella Di Pietrantonio e Dacia Maraini incoraggia la lotta scrivendo all’Anm: «Sono con voi, dalla parte della nostra bella Costituzione, per la libertà e autonomia della magistratura, così preziose per il Paese. Grazie per quello che fate».

Messaggio anche da Nicola Piovani: «Quando si tratta di difesa della Costituzione, ognuno dia il suo contributo, grande o piccolo». Un altro ex magistrato e scrittore, Giancarlo De Cataldo, ha detto: «Forse non sarà uno sciopero a fermare la riforma, ma il valore di questa giornata è un segnale forte, merita la più ampia condivisione». Quando a Roma il cinema Adriano, sede dell’incontro con testimoni e cittadini, inizia a svuotarsi e i cronisti riportano l’apertura al dialogo del governo, il presidente Parodi si ferma e alza le mani: «Null’altro si può garantire oggi, se non il rispettoso e sincero ascolto. La nostra opposizione a questa riforma è limpida: danneggia i cittadini, non la casta dei magistrati. Il concreto pericolo di un pm sottoposto al potere politico colpisce le garanzie, viola il principio dell’uguaglianza di fronte alla legge: ed è rischioso per tutti, per i più fragili in particolare, non per le toghe».

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