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Sanremo, Codacons contro “la casta”: appello all’Antitrust

Redazione
 
Sanremo, Codacons contro “la casta”: appello all’Antitrust

Se quando ascoltate le canzoni in gara al Festival di Sanremo vi sembrano tutte uguali probabilmente è perché lo sono o, quantomeno, sono ruscellate tutte dallo stesso autore: almeno a quanto si legge sulla lista degli autori sanremesi pubblicata ieri. Il malcontento ha preso anche il Codacons tanto da indurlo a segnalare all’Antitrust la faccenda: l’associazione dei consumatori, infatti, ha presentato un esposto al Garante denunciando che «undici autori firmano quasi il 70% dei brani in gara al Festival di Sanremo» e che questa simpatica consuetudine «si ripercuote sulla qualità della musica e danneggia altri artisti».

Sanremo, Codacons contro “la casta”: appello all’Antitrust

In pratica 16 brani su 30 in concorso sono dei soliti noti e il bello è che il direttore artistico Amadeus l’anno scorso disse di aver dovuto scegliere fra 400 candidature: tutto tempo perso, visto che basta ascoltare una decina di canzoni per conoscerle tutte, in pratica. A questo punto, il Codacons ventila l’ipotesi di una “casta” (ma no!) in grado di «arrecare danno al settore, ai consumatori e agli stessi artisti». Dopodiché snocciola i nomi (e i cognomi) degli assi pigliatutto: Federica Abbate firma ben sette canzoni (Clara, Rose Villain, Serena Brancale, Sarah Toscano, Fedez, Emis Killa e Joan Thiele), Davide Simonetta cinque (Francesco Gabbani, Rocco Hunt, Achille Lauro, Elodie e Francesca Michielin). Quattro canzoni a testa per Jacopo Ettorre (Clara, Rkomi, Serena Brancale e Sarah Toscano), Davide Petrella, primo e secondo a Sanremo 2023 con Mengoni e Lazza, (The Kolors, Elodie, Tony Effe e Gaia), e Nicola Lazzarin detto Cripo (Rose Villain, Serena Brancale, Fedez e Emis Killa)», mentre Paolo Antonacci, figlio del buon Biagio, si attesta a quota tre (Emma, Annalisa e Geolier).

Per rimanere in tema figli d’arte, firma tre canzoni anche Cheope, ovvero Alfredo Rapetti, figlio del leggendario Mogol (D’Amico, Mannoia, Ricchi e Poveri, sperando che stavolta il biondino, ormai incanutito, non sbrocchi). Secondo il Codacons, il monopolio, dunque, andrebbe a danno “sia dei cantanti che fanno parte del club, e che quindi hanno maggiore difficoltà a piazzarsi sul mercato e ad avere accesso al Festival di Sanremo, sia degli utenti, attraverso un appiattimento dello stile dei brani in gara. Senza contare i risvolti sul piano puramente concorrenziale, ad esempio per gli altri autori che hanno firmato canzoni escluse dal Festival, considerati i diritti d’autore incamerati da chi firma testi e musiche dei brani in gara a Sanremo. Di conseguenza, il Codacons chiede all’Agcm di verificare possibili anomalie”. Vado al Festival di Sanremo da quando avevo 16 anni e non dimenticherò mai lo shock della prima volta: qualsiasi cosa si possa immaginare al riguardo, ebbene, molto probabilmente è vera.

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