Sembrava un normale volo low cost del pomeriggio, quello decollato da Pisa lo scorso 3 ottobre e diretto a Glasgow Prestwick. Ma il Boeing 737 di Ryanair, operato da Air Malta, si è trasformato in un’odissea da incubo, costretta a un atterraggio d’emergenza a Manchester dopo ore di tentativi falliti e paura a bordo.
Atterraggio d’emergenza per volo Ryanair partito da Pisa: aperta inchiesta
Un viaggio di sei ore, tra tempesta e terrore, che si è concluso solo per pochi minuti di carburante rimasto nei serbatoi: appena cinque o sei, secondo i dati analizzati dal sito specializzato Aviation Herald. A bordo c’era anche Alexander Marchi, 36 anni, consulente italo-britannico, che ha raccontato a Repubblica la lunga notte di paura. «È stato terribile, ma solo dopo un’odissea durata sei ore e il sollievo di essere atterrati abbiamo scoperto che il nostro aereo aveva praticamente finito il carburante», ha detto. «L’aereo ballava, noi passeggeri saltavamo».
Tutto è cominciato già prima del decollo. Il volo era previsto per le 16.15 da Pisa, ma la partenza è slittata di circa un’ora a causa delle proteste pro Gaza, con alcuni attivisti che avevano occupato la pista. «Appena siamo riusciti a partire - racconta Marchi - sapevamo già che il maltempo nel Regno Unito era molto forte. Molti di noi erano scettici sul fatto che ci avrebbero fatto volare, la tempesta Amy aveva colpito la Scozia e il nord dell’Inghilterra con piogge torrenziali e venti violentissimi». Il pilota ha tentato due volte di atterrare a Glasgow, ma senza successo.
«Al primo tentativo il comandante ha interrotto subito la manovra, al secondo siamo arrivati a pochi metri dalla pista. L’aereo oscillava, le turbolenze erano impressionanti, e anche quel tentativo è stato abortito all’ultimo istante», racconta ancora il passeggero. Dopo un’ora di voli in cerchio sopra la città, nella speranza di trovare una finestra di calma, il comandante ha comunicato ai passeggeri che il volo sarebbe stato dirottato su Manchester. Ma prima ha provato un’ultima manovra su Edimburgo. «Una scelta bizzarra - commenta Marchi - visto che la tempesta interessava tutta la Scozia e anche la capitale era sotto un vento fortissimo». Quando infine l’aereo ha toccato terra a Manchester, erano le 21. Il pilota aveva appena dichiarato un codice d’emergenza 7700, la formula internazionale usata in caso di pericolo immediato.
Secondo le prime ricostruzioni, nel serbatoio erano rimasti solo 220 chili di carburante, equivalenti a cinque o sei minuti di volo: un margine che, se il tentativo fosse fallito ancora, avrebbe potuto trasformarsi in tragedia.
Ma l’odissea dei passeggeri non si è conclusa con l’atterraggio. L’aereo, come se non bastasse, è rimasto fermo per un’ora sulla pista di Manchester, a causa del traffico aereo congestionato. «Alla fine ci hanno fatto salire su un pullman - ha raccontato Marchi - e, sempre sotto la tempesta, siamo arrivati a Glasgow alle 4.30 del mattino».
L’Air Accidents Investigation Branch, l’ente britannico che indaga sugli incidenti aerei, ha aperto un’inchiesta per chiarire le dinamiche del volo e le scelte effettuate dal comandante. Ryanair, da parte sua, ha fatto sapere di «collaborare pienamente con le autorità competenti», preferendo non aggiungere commenti. Un episodio che lascia più di un interrogativo aperto, soprattutto sulla gestione delle emergenze e sull’opportunità di decollare in condizioni meteorologiche così estreme. Quel che è certo è che un volo di routine da Pisa a Glasgow si è trasformato in una corsa contro il tempo e contro il vento, e che solo la prontezza del pilota ha evitato una tragedia.