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Routine, che noia! Sei adulti su dieci si sentono prevedibili

Redazione
 
Routine, che noia! Sei adulti su dieci si sentono prevedibili

Nel grande teatro della vita quotidiana non è facile scegliere di uscire dal copione. Anzi, secondo un sondaggio condotto da OnePoll per conto di Martini e riportato dal The Sun, ben il 29% degli adulti europei si sente sotto pressione per conformarsi. Essere come gli altri. Pensare come gli altri. Vestire come gli altri. Postare come gli altri.

Routine, che noia! Sei adulti su dieci si sentono prevedibili

Un po’ come se il libero arbitrio fosse stato messo all’asta su TikTok, e a vincere fossero sempre le stesse tre tendenze da microinfluencer. Eppure, c’è un twist nella trama: l’84% degli intervistati vorrebbe in realtà potersi scrollare di dosso quella sensazione di dover piacere per forza. Sarà forse l’effetto collaterale di un mondo che ti chiede di essere "autentico", ma entro i canoni approvati da un algoritmo? Perché se è vero che il 54% ammette che le proprie scelte – dalla moda alla destinazione delle vacanze – sono influenzate da ciò che vede sui social, è anche vero che il 66% riconosce quanto sia importante scegliere in modo diverso, magari perfino strano, imprevisto, dissidente. Insomma, sbagliato per gli altri, giusto per sé.

E qui entra in scena Jonathan Bailey, attore brillante noto al grande pubblico per la serie Bridgerton, che Martini ha eletto come volto ufficiale dell’estate 2025. In un'epoca in cui anche l’essere “alternativi” è diventato una nicchia ben monetizzabile, Bailey è riuscito a suonare sincero quando ha detto: “Uscire dal copione è il modo migliore per dare spazio al divertimento e a nuove esperienze. I momenti imprevisti finiscono per essere i più indimenticabili.” Parole che, per una volta, suonano meno come uno slogan da pubblicità patinata e più come il consiglio dell’amico che ti costringe a salire su un treno all’ultimo minuto, senza biglietto e senza meta.

Ma attenzione: l’idea di “uscire dal copione” non è sinonimo di caos permanente o di ribellione postadolescenziale. Secondo la ricerca, dietro questa voglia di rompere le regole non c'è affatto un impulso superficiale, ma piuttosto un desiderio autentico di esplorare e conoscersi meglio. C'è la curiosità di chi vuole vedere cosa accade appena fuori dal tracciato, la voglia di vivere esperienze nuove e inattese, e quel bisogno quasi primitivo di scoprire qualcosa di sé che forse era rimasto sepolto sotto i doveri e le aspettative. Spinge anche la ricerca di qualcosa di davvero unico, un dettaglio che renda la vita meno fotocopia e più originale.

C’è poi chi vuole semplicemente divertirsi – e sì, pare che sia ancora lecito – o chi sente il bisogno di spezzare la noia e la ripetizione di giornate tutte uguali. Per alcuni è una sfida personale, un modo per mettersi alla prova e testare i propri limiti; per altri, è un mezzo per riconquistare il controllo delle proprie scelte, affermare la propria autenticità, raccontarsi senza dover rendere conto a nessun algoritmo. E infine, c’è anche chi lo fa per il gusto di avere una storia interessante da raccontare: perché ammettiamolo, le migliori cene iniziano sempre con “non ci crederai, ma...”

I dati raccontano una geografia curiosa del conformismo europeo: i più “soffocati” risultano essere i polacchi (36%), seguiti dagli inglesi (23%), mentre gli italiani – inaspettatamente – sono quelli che si sentono meno ingabbiati (12%) (ma sarà vero?). Il dato forse più interessante, però, è quello che riguarda la spontaneità come valore. Il 65% degli intervistati ritiene che essere intenzionalmente spontanei (concetto di per sé già un bel paradosso) sia una qualità positiva. In altre parole: programmare l’imprevisto, tipo decidere di uscire dal tracciato ma solo se Google Maps dà l’ok.

E allora, che fare? Bailey suggerisce, con una punta di romanticismo da happy hour: “Quest'estate invito tutti a respirare profondamente, a tuffarsi, a uscire dalle piste e a divertirsi”. Insomma: vivi in modo un po' diverso. Un invito che suona semplice ma, a pensarci bene, è più radicale di quanto sembri.

Perché ci vuole coraggio a smettere di chiedersi se una scelta “piacerà” e iniziare a chiedersi se “ci somiglia”. E ci vuole ironia per prendere sul serio se stessi senza diventare la copia sbiadita dell’ennesimo “personal brand”. Insomma, forse la vera trasgressione del 2025 sarà scegliere senza bisogno di spiegare. Essere senza dover sembrare. E magari anche dire: no, grazie. A Mykonos ci vanno tutti. Io preferisco un weekend in un posto senza Wi-Fi. Il copione, per fortuna, non è obbligatorio. E riscriverlo può essere il modo più elegante per tornare a sentirsi vivi.

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