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La rottamazione delle cartelle esattoriali l'ultima frontiera (per oggi) di Matteo Salvini

Redazione
 

È bastato l'annuncio che, sotto la guida di Matteo Salvini, cavalcando la rottamazione delle cartelle esattoriali, la Lega torna ad essere di lotta e di governo per domandarsi quale sia il collante che fa stare unita una maggioranza dove uno dei firmatari dell'alleanza va per i fatti propri, sparigliando quotidianamente le carte.

La rottamazione delle cartelle esattoriali: l'ultima frontiera (per oggi) di Matteo Salvini

Una levata d'ingegno che, ha detto il segretario leghista, vuole tendere la mano ai ''contribuenti in buona fede'', che è, ci si conceda, una definizione abbastanza strana perché se si è contribuenti, ovvero si pagano le tasse, non si vede perché essi abbiamo bisogno di rottamare le cartelle del fisco.

Ma è questa la bellezza della lingua italiana, melodiosa, dolce, quasi rilassante, consente a tutti di sostenere una tesi, parlandone contro.
Ora Matteo Salvini sta vivendo una stagione a doppia faccia: sommerso di critiche per il suo ruolo di ministro delle Infrastrutture, quando l'Italia sta attraversando una sequenza ininterrotta di problemi in questo campo, lui, il segretario leghista, si sente galvanizzato dal poter fare una narrazione della sua personale realtà, che vede i suoi due idoli, Donald Trump e anche Vladimir Putin, dialogare per trovare una soluzione alla guerra in Ucraina.

Una cosa che lui forse nemmeno sperava, ma che mette attorno ad un tavolo virtuale il campione della destra planetaria e quello della Russia, dell'uomo di ferro, quello che ammaliava tanto Salvini da fargli indossare una maglietta che inneggiava allo ''zar'', che a democrazia non è che possa essere un esempio.

Ma lui, il ''capitano'', va sicuro per la sua strada, incurante anche dei controsensi che ne caratterizzano le mosse. Perché resta difficile capire come mai, mentre Giorgia Meloni stava partecipando alla riunione di Parigi (guai a chiamarlo vertice, visto il formato che è stato scelto e che, ad esempio, ha escluso i Paesi del Nord Europa che hanno i russi al confine), il segretario leghista abbia deciso di fare sapere, seppure con una nota del partito, ma di cui è difficile pensare una genesi diversa dal 'Salvini-pensiero', che ''la Lega confida che in Ue prevalga il buonsenso. Incomprensibili gli attacchi di certa sinistra contro Trump, che in poche settimane ha fatto più di Biden in anni interi. Il nemico - conclude lapidaria la nota - non è Trump ma chi vuole mettere fine ai conflitti''.

Il messaggio politico della Lega

In poche righe la Lega (Salvini) dice tante cose. La prima, a dire il vero, non la dice, nemmeno menzionando che si sta parlando di un conflitto figlio dell'aggressione della Russia all'Ucraina. Poi, e forse è la prima volta, opera una distinzione nell'amato nemico, la sinistra, ricordando che ce n'é una parte che dice cose contro Trump, salvando quindi quella che non profferisce verbo verso il presidente americano (a buon intenditore...).
Infine un caldo invito all'Ue di fare prevalere il buonsenso. Una frase che sembra strizzare l'occhio al filo-russismo che anima parte della Lega.

Un nuovo fronte nel centro-destra

Ma la guerra (politica) è guerra e allora ecco che Salvini apre un altro fronte, che certo non lo aiuta nei rapporti nel centro-destra, perché la sortita sulla rottamazione delle cartelle esattoriali (che sa tanto di minestra riscaldata) è accompagnata da una mobilitazione, per i primi giorni di marzo, con tanto di gazebo in piazza per raccogliere firme a sostegno della proposta e, dal momento che ci siamo, contro la patrimoniale che, come il nero, sta sempre su tutto.

La contraddizione della protesta

Ora, e qui la domanda deve essere fatta: quando vai in piazza a raccogliere firme a sostegno di un'iniziativa, contestualmente non contesti chi la stessa iniziativa non sostiene?
E chi non la sostiene se non il governo, di cui Salvini fa ancora parte?

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