Ambiente & Sostenibilità

La sfida verde del riciclaggio: quando le pale eoliche diventano un problema

Redazione
 
La sfida verde del riciclaggio: quando le pale eoliche diventano un problema

Nella pittoresca cittadina portuale di Irvine, in Scozia, si nasconde una storia emblematica della transizione energetica moderna. In un anonimo magazzino dell'Ayrshire giacciono abbandonate quasi 80 pale eoliche, reliquie di quello che fu il primo parco eolico commerciale scozzese.

La sfida verde del riciclaggio: quando le pale eoliche diventano un problema

Trent'anni fa svettavano orgogliose a 55 metri d'altezza sulla campagna del South Lanarkshire, a Hagshaw Hill, simbolo di un futuro più pulito. Oggi rappresentano paradossalmente una nuova sfida ambientale. Come emerge da un'inchiesta del Guardian, queste veterane dell'energia verde sono state sostituite da appena 14 turbine di nuova generazione: più grandi, più potenti, capaci di generare cinque volte l'elettricità delle loro predecessore occupando meno spazio. È il cosiddetto "repowering", una pratica che si sta diffondendo in tutta Europa per massimizzare l'efficienza degli impianti eolici esistenti.

Ma dietro questa evoluzione tecnologica si cela un paradosso: mentre l'industria eolica celebra i suoi successi nella produzione di energia pulita, si trova ora ad affrontare una montagna crescente di rifiuti speciali. L'85-90% di una turbina è facilmente riciclabile, essendo costituito principalmente da acciaio. Il problema sono proprio le pale, realizzate in fibra di carbonio e progettate per resistere a decenni di intemperie - caratteristiche che le rendono estremamente difficili da smaltire.

I numeri, come evidenziato dal quotidiano britannico, parlano chiaro e sono allarmanti: entro il 2030, l'Europa dovrà dire addio a circa 14.000 turbine eoliche, generando tra le 40.000 e le 60.000 tonnellate di rifiuti di pale. La Germania farà la parte del leone con 23.300 tonnellate, seguita dalla Spagna (16.000) e dall'Italia (2.300). Oltreoceano, gli Stati Uniti prevedono che entro il 2050 i rifiuti delle pale oscilleranno tra le 200.000 e le 370.000 tonnellate annue. La questione non è sfuggita nemmeno agli oppositori dell'eolico.

Donald Trump, noto per il suo scetticismo verso le rinnovabili, ha colto l'occasione per attaccare la tecnologia durante una visita in Scozia lo scorso luglio: "Le turbine eoliche iniziano ad arrugginire dopo otto anni. Non si possono spegnere, non si possono bruciare, non si possono seppellire per via delle fibre che non si sposano bene col terreno". Affermazioni che Steven Lindsay, imprenditore scozzese specializzato nel riciclaggio delle pale, respinge con fermezza parlando al Guardian. "La realtà non è come la descrive Trump", spiega l'ex dipendente di ScottishPower.

"Dismettere i vecchi parchi eolici significa gestire una transizione che trasformi le risorse energetiche pulite di ieri nelle materie prime di domani". Lindsay ha dimostrato che la creatività può aprire nuove strade: ha stretto un accordo con la compagnia SSE per trasformare le vecchie pale in pensiline per stazioni di ricarica elettrica a Dundee. Un esempio di economia circolare che include anche rifugi pubblici, pensiline per autobus e piste ciclabili.

Ma la vera svolta potrebbe arrivare dalla Spagna, dove Iberdrola, casa madre di ScottishPower, ha inaugurato quest'estate il primo impianto industriale per il riciclaggio delle pale nella penisola iberica. L'impianto promette di processare fino a 10.000 tonnellate di rifiuti l'anno - un sesto del totale europeo previsto per il 2030 - recuperando fibre di vetro e resine per riutilizzarle in settori che spaziano dall'aerospaziale all'automotive. "Stiamo inaugurando una nuova fase nell'economia circolare delle rinnovabili", ha dichiarato Mario Ruiz-Tagle, amministratore delegato di Iberdrola Spagna. 

"Questa fabbrica è una risposta concreta a una sfida già in atto". Nel frattempo, il settore sta esplorando tutte le opzioni possibili. Compagnie come Ørsted hanno promesso di stoccare temporaneamente le pale dismesse piuttosto che destinarle alle discariche, in attesa di soluzioni più sostenibili. Parallelamente, si lavora per estendere la vita utile delle turbine esistenti: i primi test condotti dall'Offshore Renewable Energy Catapult suggeriscono che la durata delle pale potrebbe essere prolungata in sicurezza del 50%.

Per le 500 turbine offshore britanniche destinate a raggiungere la fine del loro ciclo nei prossimi cinque anni, come spiega l'ingegnere Lorna Bennet, questa potrebbe essere una vera rivoluzione. Le pale di Hagshaw Hill, però, continueranno ad aspettare nel loro magazzino scozzese. Forse diventeranno un simbolo di come l'innovazione verde debba confrontarsi non solo con le sfide tecnologiche, ma anche con le conseguenze non previste del progresso. Una lezione che l'industria delle rinnovabili sta imparando sulla propria pelle, mentre la transizione energetica accelera inesorabile verso il futuro.

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