Economia
Ricerca e sviluppo in Italia: cresce la spesa ma si allarga il divario tra imprese
Redazione

Nel 2023 la spesa per attività di ricerca e sviluppo (R&S) in Italia ha raggiunto i 29,4 miliardi di euro, segnando un aumento del 7,7% rispetto all’anno precedente. Un risultato che conferma il dinamismo del settore, ma che al tempo stesso evidenzia squilibri strutturali nel tessuto produttivo nazionale.
Ricerca e sviluppo in Italia: cresce la spesa ma si allarga il divario tra imprese
Secondo l’ultimo rapporto Istat, l’incidenza della spesa in R&S sul Pil si mantiene stabile all’1,37%, un dato che fotografa un progresso in valore assoluto ma non ancora sufficiente a colmare il gap con i principali paesi europei. La crescita ha interessato tutti i comparti, le istituzioni pubbliche hanno aumentato gli investimenti del 14,5%, le università del 9,9% e le imprese del 5,4%. Tuttavia, se le grandi aziende hanno trainato l’aumento (+7,3%), le piccole imprese hanno registrato un nuovo calo (-2,3%), accentuando il divario dimensionale.
Le multinazionali restano protagoniste. Oltre l’80% della spesa privata in R&S è sostenuta da imprese appartenenti a gruppi internazionali, con una netta prevalenza di quelle a controllo estero, responsabili da sole del 44,6% degli investimenti. In termini settoriali, i comparti più dinamici sono quelli dell’automotive, dei macchinari e dei mezzi di trasporto, che insieme assorbono il 38,4% della spesa complessiva. Bene anche elettronica, farmaceutica e ICT, mentre arretrano telecomunicazioni e sanità.
Un segnale particolarmente positivo arriva dalla ricerca di base, che nel 2023 ha registrato un incremento del 13,9% toccando i 7,6 miliardi di euro, seguita dalla ricerca applicata (+9,3%). Più contenuto, invece, l’aumento dello sviluppo sperimentale (+1,6%), ancora prevalente nelle strategie delle imprese.
La distribuzione territoriale conferma la concentrazione degli investimenti in poche regioni: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte coprono da sole quasi il 60% della spesa nazionale. Al Sud si registra qualche progresso, con performance significative in Sicilia, Calabria e Molise, ma il divario con il Nord resta marcato.
Il capitale umano cresce, nel 2023 i ricercatori in Italia hanno superato quota 170mila (in equivalenti a tempo pieno), con un aumento dell’1,9%. In particolare, aumentano le donne (+5,1%), che rappresentano ormai oltre un terzo del personale impiegato. Le università si confermano la sede con la più alta incidenza di ricercatori, pari al 67% degli addetti alla R&S.
Guardando al futuro, i dati preliminari per il 2024 indicano un incremento contenuto (+1,2% nelle imprese), mentre per il 2025 è previsto un rimbalzo più consistente (+4%).