L’accumulo vertiginoso di ricchezza nelle mani dell’1% più ricco della popolazione mondiale sta spingendo sempre più in basso la soglia della povertà globale. Secondo l’ultima analisi pubblicata da Oxfam, in vista della Quarta Conferenza internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo che si terrà a Siviglia il 30 giugno, il patrimonio netto di questa élite è aumentato in dieci anni di oltre 33.900 miliardi di dollari reali, una cifra 22 volte superiore a quella necessaria per riportare sopra la soglia di povertà (8,30 dollari al giorno) ogni essere umano che oggi ne è sotto.
La ricchezza dei super ricchi cresce mentre si allarga la mappa della povertà globale
Mentre i tremila miliardari più ricchi del pianeta hanno visto crescere i loro patrimoni di 6.500 miliardi di dollari, portandoli a detenere il 14,6% del PIL globale, la percentuale di popolazione mondiale sotto la soglia minima di sussistenza ha raggiunto livelli record. Oxfam sottolinea che, tra il 1995 e il 2023, la ricchezza privata è cresciuta otto volte più velocemente di quella pubblica, alimentando un aumento incontrollato del potere di influenza di pochi a scapito della collettività.
In questo contesto, la comunità internazionale sembra andare nella direzione opposta rispetto a quanto necessario: i Paesi del G7 prevedono un taglio del 28% agli aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) entro il 2026. Un disimpegno che rischia di costare 2,9 milioni di vite entro il 2030, secondo Oxfam, solo per l’impatto sull’HIV/AIDS nei Paesi più poveri.
Al tempo stesso, solo il 16% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti dall’Agenda 2030 potrà realisticamente essere raggiunto. Le risorse destinate agli investimenti pubblici sono scarse, mentre si continua a puntare sulla mobilitazione del capitale privato, rivelatasi inefficace o, peggio, dannosa. I finanziamenti privati infatti, spesso erogati con condizioni severe e tassi penalizzanti, hanno aumentato l’esposizione al debito: i Paesi a basso e medio reddito devono oggi cinque volte più ai creditori privati che agli altri Stati, e in molti casi pagano più per il servizio del debito che per scuole e ospedali.
La richiesta di Oxfam alla vigilia della Conferenza di Siviglia è chiara: invertire la rotta, rafforzare il ruolo del settore pubblico e tassare gli ultra-ricchi.
Tra le proposte:
- Contrastare la crisi della disuguaglianza con politiche fiscali redistributive;
- Introdurre uno standard globale di tassazione sui più ricchi;
- Riformare l’architettura del debito globale;
- Sostenere una Convenzione ONU per la cooperazione fiscale internazionale;
- Rilanciare l’Aps portandolo almeno allo 0,70% del reddito nazionale lordo (RNL).
L’Italia, sottolinea Oxfam, si è espressa in favore dell’obiettivo dello 0,70%, ma resta ferma allo 0,28%. «È ora che alle parole seguano i fatti», dichiara Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia. «Chiediamo al governo italiano di fare la sua parte, stringendo alleanze strategiche per promuovere un sistema multilaterale più giusto, in grado di affrontare in modo democratico e inclusivo le sfide della disuguaglianza, del debito e della fiscalità globale».