Non conosciamo Umberto Bossi, che ormai veleggia, tra gli acciacchi, verso gli 84 anni, se non per le cose che dice (o diceva) e per le battaglie politiche (giuste o sbagliate, sta ad altri dirlo, alla guida della Lega, la prima, quella della secessione) che ha condotto.
Povero Senatur: nuova condanna per il primogenito
Ma su una cosa forse possiamo mettere le mani su fuoco, senza temere di finire come Muzio Scevola: dovendo decidere, per il Senatur mille volte meglio avere un trota per figlio (Renzo) che non un soggetto che, facile alle arrabbiature (e sin qui, ci siamo), se la prendeva con tutti, persino con la madre che, povera donna, da mamma ha cercato sino all'ultimo di evitargli il peggio (una condanna) ritirando una querela.
Il figlio in questione è il primogenito di Umberto Bossi, Riccardo, 46 anni, che di pensieri, al padre, ne ha già dati altri, per via di un carattere particolare, che gli ha causato qualche ''contrattempo'' giudiziario.
Oggi per lui è arrivata una condanna per fatti che lui non ammette nella formulazione dell'accusa, ma che gli sono costati una incriminazione, un rinvio a giudizio e un processo, conclusosi, davanti al tribunale di Varese, con una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione, per avere inflitto maltrattamenti alla madre, prima moglie di Umberto Bossi.
Pure se le cronache, anche di queste ore, raccontano spesso di figli che picchiano - o fanno anche di peggio - i genitori, leggere di qualcuno che lo fa e che, avendo cotanto padre, qualcosa di civismo dovrebbe pure capirne, lascia sbigottiti.
E dire che, dopo avere denunciato i comportamenti aggressivi di Riccardo Bossi, la madre aveva ritirato la querela, nell'estremo tentativo di non nuocere ulteriormente a quel figlio che tanti grattacapi aveva dato ai genitori.
Perché quello di oggi non è l'unico inciampo giudiziario contro cui è finito.
Pochi mesi fa è stato condannato a due anni e mezzo per avere percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, un misura che, paradossalmente, ha sempre trovato nella Lega un nemico e che lui invece incassava, dicendo di non avere come sostenersi. E poi, negli anni scorsi, merce acquistata e non pagata, una cena consumata e anche questa non pagata.
Tutti episodi che, da soli, non sarebbero gravissimi, ma, essendo addebitati a lui, che porta il cognome di Bossi, ebbene sì, fanno sensazione.
Il tentativo della madre di evitargli il peggio non è servito perché quanto addebitato a Riccardo Bossi è perseguibile d'ufficio. I fatti risalgono al 2016, quando il primogenito di casa Bossi, in difficoltà economiche e senza un posto dove andare a dormire, aveva chiesto alla madre di ospitarlo.
Certo, amore di mamma, gli ha forse detto la madre, agli occhi della quale restava sempre il figlio, quello che da giovane era forse l'orgoglio di babbo e mamma, collezionando gare di rally e fidanzate.
Ma, una volta accolto a braccia aperte, i comportamenti di Riccardo Bossi sono cambiati, ricorrendo ad atteggiamenti sempre più aggressivi al punto tale che la donna è stata costretta a scappare da quella che era casa sua, temendo il peggio.
Il tempo, si sa lenisce le ferite e, nella speranza che non ce ne siano state di fisiche, la madre ha perdonato il figlio, ritirando la querela, ma non riuscendo ad evitargli il processo.