Politica

Riarmo - Pd: dubito, ergo sum (forse)

Redazione
 
Riarmo - Pd: dubito, ergo sum (forse)

Il ritornello è il solito: con questa opposizione, il centro-destra è destinato a governare per quella in corso e anche per la prossima legislatura. Sarà anche così, pure se dentro la coalizione di governo non è che si respiri aria di ''vogliamoci tanto e solo bene''.

Riarmo - Pd: dubito, ergo sum (forse)

Ma dall'altro lato stanno peggio, perché la sola ipotesi di una linea comune, sulla quale tutti si ritrovino, anche se mantenendo perplessità e distinguo, è lontanissima, tra corse in avanti (e corta memoria del passato recente) e tentennamenti che fanno sembrare Quinto Fabio Massimo - quello che aspettava, aspettava, aspettava - un decisionista a tutto tondo.

La massima espressione di questa situazione è il Partito democratico che sembra essere indirizzato verso una resa dei conti interna che rischia di essere sanguinosa ben oltre l'ipotizzabile. Anche se, nel caso specifico, l'ultimo nodo arrivato al pettine è la posizione, in Europa, del piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen, è il clima complessivo che dovrebbe spingere a trovare una soluzione, pena l'implosione.

Elly Schlein è in evidente difficoltà perché tenere a bada le tante anime del Pd necessita una saldezza, nel controllo del partito, che lei sembra non mostrare, o meglio non mostrare più, pagando la guerra di logoramento che subisce.

Davanti ad un problema delicato, come la posizione da assumere davanti al piano di riarmo europeo, il partito dovrebbe arrivare al massimo della coesione. Ma se il punto di partenza è che ciascuno fa quel che gli pare, allora è veramente dura. Perché le tante anime del Pd sembrano andare ciascuna per fatti suoi, incuranti che in questo modo il partito si indebolisce, soprattutto sul fronte interno, dove Giuseppe Conte conduce le sue battaglie con il solo comprensibile obiettivo di riprendersi la leadership dell'opposizione, a costo di andare contro logica e coerenza.

La segretaria del Pd, anche se forse non può ammetterlo, si trova davanti a scelte che rischiano di allargare il sempre più evidente distacco che si manifesta tra lei e quella componente del Partito che ancora non ha metabolizzato la sua presa del potere, lamentando che le scelte di Schlein sembrano dimenticare quanto pesino quelli che, venendo dalla galassia democristiana, non ci stanno proprio a morire comunisti.

Quanto sta accadendo in Europa (con le divisioni dentro il Pd, tra chi vuole votare sì, senza tentennamenti, e lo farà, e la linea di Schein, che dolorosamente ha decisione per l'astensione, anche se forse avrebbe preferito un no secco) avrà ripercussioni nel partito, anche perché la pattuglia dem a Strasburgo è stata scelta proprio dalla segretaria.

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