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Sul piano di riarmo europeo il governo alla resa dei conti (interna)

Redazione
 
Sul piano di riarmo europeo il governo alla resa dei conti (interna)

Ogni occasione è buona per chiarirsi le idee, ci sarebbe da dire guardando all'ennesimo motivo di scontro tra i tre principali partiti che puntellano il governo e che sembrano trovare, quotidianamente, la scusa per mettere in chiaro i rapporti di forza, anche se non sempre l'aridità dei numeri viene interpretata per quello che è.

Sul piano di riarmo europeo il governo alla resa dei conti (interna)

Oggi, a mettere zizzania nei rapporti in seno all'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, è il piano, annunciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per ''riarmare'' i Paesi Ue, davanti allo spettro che Vladimir Putin, già impegnato militarmente in Ucraina da molti più anni di quanto lui avesse ipotizzato, possa alzare il livello del suo espansionismo verso occidente.

Il piano, sebbene ancora netto nei confini, meno nei contenuti, sembra quasi essere stato proposto proprio per allargare le distanze che nei Paesi Ue si sono manifestati su come guardare al ''pericolo russo'', se cioè neutralizzarlo attraverso una sempre difficile fase negoziale o mostrando la faccia feroce.

Ma questo sta determinando una radicalizzazione della contrapposizione non tra pacifisti e guerrafondai (una sin troppo facile distinzione), ma tra chi vede il riarmo come un passaggio necessario per tenere lontano dalle frontiere europee i potenziali nemici e chi, di contro, pur ammettendo il problema, ritiene che non lo si possa risolvere aumentando a dismisura gli arsenali.

Posizioni tutte da prendere in considerazione, ma che queste si manifestino dentro il governo e non invece, come sarebbe normale, tra maggioranza e opposizione è un segnale d'irrequietezza che non può non fare pensare con perplessità alle rituali affermazioni sulla solidità dell'alleanza.

Un tempo, quello delle maggioranza pentapartitiche (Dc-Psi-Pri-Pli-Psdi), a decidere era la Democrazia cristiana e le crisi erano conseguenza di aggiustamenti in corsa, più che di vere guerre intestine.
Oggi sembra tutto diverso, perché Fratelli d'Italia, di gran lunga il partito più forte della coalizione, ha difficoltà a calmare i bollenti spiriti dei rissosi compagni di viaggio. Si ha quasi l'impressione che dentro il governo (per responsabilità diverse, dirette o per omissione....) non si capisca che il momento politico è il più delicato dalla sua nascita e che creare occasioni di scontro è un esercizio che rischia di logorare l'esecutivo.
Che sicuramente arriverà a fine legislatura, ma solo se chi ne fa parte capirà che le ambizioni personali egoriferite devono essere messe da parte per l'interesse del Paese.

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