Famiglie distrutte, patrimoni dissolti, vite spezzate da un vortice incontrollabile: la ludopatia si manifesta come un'invisibile catena che lega i suoi prigionieri a un ciclo incessante di scommesse e disperazione. Psicologi ed esperti del settore concordano nel definirla una patologia comportamentale grave, il cui impatto devastante sulla vita delle persone la rende paragonabile alla tossicodipendenza.
Regno Unito: il caso Sky Betting & Gaming scuote l'industria del gioco d'azzardo
Chi ne soffre è intrappolato in un'illusione di controllo, un inganno sottile e spietato che alimenta il desiderio compulsivo di giocare, mentre il baratro dell’autodistruzione si fa sempre più vicino. Per molti, il gioco d'azzardo non è solo un passatempo, ma una condanna che mina lentamente ogni aspetto dell'esistenza: rapporti personali, stabilità economica, equilibrio psicologico.
Va da sé che sale da gioco, piattaforme di scommesse online e lotterie istantanee rappresentino il terreno fertile per questa dipendenza, spesso sfruttata da operatori senza scrupoli.
Un caso emblematico è quello della britannica Sky Betting & Gaming, riconosciuta colpevole di avere preso di mira illegalmente un giocatore problematico, bombardandolo con oltre 1.300 e-mail di marketing.
La vicenda, portata alla luce dall’Observer, ha rivelato un sistema perverso di profilazione e targeting che ha reso impossibile per la vittima sfuggire alla rete del gioco d’azzardo.
La Corte Suprema ha infatti stabilito che la società ha inviato comunicazioni di marketing personalizzate senza il dovuto consenso, sfruttando centinaia di migliaia di dati raccolti sulle abitudini del giocatore che, a detta della giudice Collins Rice, ha agito "non prendendo decisioni in modo completamente autonomo".
La Sky Betting & Gaming avrebbe dovuto infatti interrompere il marketing verso i clienti a rischio, ma invece lo ha etichettato come un "cliente di alto valore", cercando di riconquistarlo ogni volta che tentava di allontanarsi dalla piattaforma. Il giocatore, ormai travolto dalla sua dipendenza, ha scoperto il trattamento riservatogli solo dopo avere richiesto i registri dei dati detenuti su di lui.
I documenti hanno rivelato un monitoraggio meticoloso e un uso spietato delle informazioni personali per spingerlo a giocare ancora e ancora.
Una sentenza, quella della Corte britannica, che crea un precedente importante: per la prima volta, una grande azienda del gioco d’azzardo viene condannata per avere manipolato psicologicamente un cliente, dimostrando che la responsabilità non può ricadere unicamente sul giocatore.
L'inchiesta ha svelato il funzionamento interno della "scatola nera" di Sky Bet, dimostrando come il giocatore sia stato profilato attraverso più di 2.400 fogli di calcolo contenenti dati sulle sue abitudini di spesa, sugli orari esatti delle sue giocate e persino sulle sue vulnerabilità finanziarie.
L'azienda, invece di intervenire per proteggerlo, ha continuato a inviargli offerte mirate di scommesse gratuite e bonus, con un'efficacia impressionante: il 98% delle e-mail ricevute dal giocatore è stato aperto e seguito da un’azione concreta. Il caso dimostra come l'uso indiscriminato dei big data e degli algoritmi possa trasformarsi in un'arma pericolosa contro i consumatori più vulnerabili.
Il suo caso, tuttavia, non è isolato. Attivisti e associazioni denunciano da tempo che le aziende del settore adottano strategie simili su vasta scala, profilando i giocatori problematici con un’attenzione maniacale e sfruttando le loro debolezze per massimizzare i profitti.
Secondo l’Office for Health Improvement and Disparities (OHID), in Inghilterra circa 1,6 milioni di adulti necessiterebbero di supporto per contrastare gli effetti del gioco d’azzardo patologico. Le stime del 2023 indicano che il numero di decessi annui per suicidio legato alla ludopatia potrebbe variare tra 117 e 496 casi. Questo dato allarmante sottolinea quanto sia necessario un intervento immediato e strutturato per arginare il fenomeno.
La sentenza contro Sky Betting & Gaming ha sollevato una questione di fondamentale importanza: le aziende del settore possono davvero contare sul consenso dei loro clienti problematici per giustificare le loro pratiche di marketing aggressivo?
Gli esperti avvertono che la natura compulsiva del gioco d’azzardo compromette la capacità decisionale dei giocatori, rendendo il concetto di consenso ambiguo e potenzialmente inefficace.
La Coalizione per porre fine alle pubblicità sul gioco d'azzardo ha descritto il livello di monitoraggio e targeting utilizzato dall’industria come "spaventoso" e ha chiesto un’indagine più ampia sulle pratiche di profilazione potenzialmente illegali. Anche l’organizzazione Gambling with Lives ha esortato i regolatori ad agire: "Gli operatori utilizzano dati e algoritmi per spingere le persone a giocare, quando invece dovrebbero sfruttarli per intervenire in modo significativo".
Intanto l’Information Commissioner’s Office ha avvertito che il tracciamento incontrollato delle abitudini personali dei giocatori costituisce una grave violazione della privacy e può causare danni irreparabili. "Non esiteremo a intervenire quando necessario", ha dichiarato un portavoce.
La storia del giocatore racconta un caso emblematico delle devastanti conseguenze della ludopatia. Il 15 agosto 2018, alle 13:17, l'uomo ha effettuato l'accesso alla sua piattaforma di scommesse online, giocando l’equivalente di cinque giorni di stipendio. Era già indebitato, con tredici prestiti contratti in tre anni e un matrimonio in frantumi, ma il richiamo del gioco era più forte di qualsiasi altra cosa.
Poco dopo aver tentato di chiudere il suo account, ricevette un'e-mail da Sky Bet che lo invitava a scommettere ancora: un bonus di 100 sterline lo attendeva se avesse depositato 400 sterline. Pochi minuti dopo, il denaro era già stato trasferito sulla piattaforma.
Nel corso di due anni, Sam ha ricevuto almeno 1.389 e-mail promozionali, tutte basate su un sofisticato sistema di profilazione che prevedeva con precisione le sue abitudini di gioco e massimizzava la probabilità di coinvolgimento. Ogni tentativo di allontanarsi veniva frustrato da un’ulteriore ondata di offerte irresistibili. La dipendenza lo ha spinto sull’orlo del suicidio, fino a quando, nel dicembre 2018, ha trovato la forza di smettere.
"Ho perso dieci anni della mia vita a causa del gioco d’azzardo. Io e molti altri avremmo dovuto essere protetti meglio", ha dichiarato.