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Sua Maestà e i fagiani perduti: ''tragedia'' in casa Windsor

Redazione
 
Sua Maestà e i fagiani perduti: ''tragedia'' in casa Windsor

Che la monarchia britannica sia un’opera teatrale di lungo corso è cosa nota, ma raramente il palcoscenico ha ospitato un dramma più grottesco e insieme toccante di quello che si sta consumando in questi giorni a Sandringham. Il sipario si alza sulla tenuta del re, tra le brughiere nebbiose del Norfolk, dove sua maestà Carlo III si aggira afflitto nei giardini reali alla disperata ricerca... di fagiani.

Sua Maestà e i fagiani perduti: ''tragedia'' in casa Windsor

È il Sun a riportare il dramma con toni da tragedia greca: Re Carlo è ''devastato'', scrive il tabloid. E del resto come non esserlo? Il Boxing Day, giorno sacro del calendario reale in cui le doppiette risuonano tra i boschi del Norfolk, rischia di trasformarsi in un malinconico, banalissimo e noiosissimo picnic senza spargimenti di sangue.
Un affronto. Un crimine contro la tradizione, come un Natale senza doni o una carbonara vegana.

E a proposito di vegani… Non sarà sfuggito ai più, che negli ultimi tempi il sovrano ha saputo reinventarsi in una versione sorprendentemente new age: difensore delle querce, dei lombrichi e della quinoa biologica.
Un (quasi) vegetariano a giorni alterni, nonché ambientalista (a orologeria) e animalista (ma col grilletto facile).

Un re-bisaccia, insomma, che viaggia in jet privato per parlare di sostenibilità a Parigi e poi torna a casa per falcidiare fagiani "locali", ma guai a importarne di stranieri: la caccia sì, ma solo a chilometro zero.
Si racconta che, indignato dall’assenza di selvaggina, Carlo abbia silurato lo storico guardacaccia. Una decisione ponderata, forse maturata nel silenzio della sua serra biodinamica, tra una meditazione con le api e un consulto con la camomilla.

La colpa del povero servitore?
Non aver prodotto abbastanza bersagli piumati per la catarsi post-natalizia dei Windsor. Qualcuno osa sussurrare che l’ex guardacaccia avesse idee troppo ecologiche per Sua Maestà. Forse aveva letto Greta Thunberg. Ecco così che l’assenza dei fagiani si trasforma in metafora di qualcosa di più profondo: la monarchia che annaspa tra passato glorioso e presente grottesco, tra i ruggiti di un impero in dissoluzione e le proteste animaliste che disturbano la quiete delle festività reali allorquando, a dicembre, come da copione i Windsor si trasferiranno a Sandringham per il Santo Natale.

William e Kate, impeccabili come brochure turistiche del ''monarca moderno'', si accaseranno ad Anmer Hall, portando con loro i tre giovani rampolli. Mentre il primogenito George — piccolo principe in attesa d’essere svezzato alla virilità reale — è già al centro di dibattiti da salotto: verrà introdotto alla nobile arte della caccia o dovrà accontentarsi di un cartone animato educativo sulla fauna selvatica?

In casa Windsor, infatti, l’addestramento alla regalità prevede passaggi obbligati: prima il grembiulino per i tè ufficiali, poi la doppietta per abbattere il primo fagiano. Suo padre William, ci ricordano i cronisti, ha sparato al suo primo cervo a 14 anni con la gioia candida di chi scopre l’odore del sangue come rito di passaggio.

Harry invece — come tutti i guastafeste narrativi — ha rovinato l’idillio con memorie imbarazzanti in cui racconta di sentirsi male dopo aver sparato a un animale. Troppa sensibilità, troppo Netflix.
Le associazioni animaliste, nel frattempo, strepitano con la solita ingratitudine popolare, incapaci di cogliere la poesia insita nel vedere un aristocratico adulto esplodere un fagiano tra i rami innevati.
Contestano la presenza dei bambini durante la caccia, come se l’infanzia reale non fosse già abbastanza traumatica con tutte quelle strette di mano e sorrisi di circostanza.

E poi, parliamoci chiaro: cosa resta della monarchia se le si toglie la caccia? Forse è proprio questo il punto: la paura che, senza fagiani da crivellare, l’intera impalcatura di questa soap opera dinastica perda il suo equilibrio precario.

A ben pensarci, Re Carlo senza doppietta è come un Macbeth senza pugnale. Una caricatura della caricatura. Un re che pianta alberi, ma abbatte volatili, che si circonda di fiori selvatici e poi manda a casa chi non produce abbastanza carne da sparo. Sandringham, in fondo, è lo specchio fedele della Royal Family: perfettamente curata, splendidamente anacronistica, spaventosamente incapace di vedersi per ciò che è. E così, in questo giugno privo di fagiani, si preannuncia un dicembre malinconico: senza piume, senza spari, senza quel brivido aristocratico che fa tanto impero al tramonto. Ma tranquilli, la monarchia saprà reinventarsi. Magari con una battuta di caccia al tofu selvatico. In fondo, l’importante è che sembri tradizione.

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