Da secoli, studiosi, storici, artisti, ingegneri e scienziati si immergono nella sterminata produzione intellettuale di Leonardo da Vinci, cercando di decifrare i misteri della sua mente poliedrica. Tuttavia, nessuno prima d’ora aveva osato condensare la vastità della sua opera in una sinfonia di appena trentacinque minuti.
I Quaderni di Leonardo da Vinci: a Toronto un viaggio musicale nell'eredità del genio rinascimentale
Un'impresa straordinaria, resa possibile grazie alla compositrice americana Jocelyn Hagen, la cui creazione, “I Quaderni di Leonardo da Vinci”, ha recentemente incantato il pubblico del Toronto Mendelssohn Choir.
L'opera, frutto di quattro anni di ricerca, pianificazione, viaggi e collaborazione, nasce da un'intuizione maturata dieci anni fa. L’intenzione era quella di presentarla nel 2017, in occasione del cinquecentesimo anniversario della Gioconda, ma eventi imprevisti hanno posticipato la prima al 2019.
"A ben vedere, è stato un bene: la coincidenza con il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo ha reso tutto ancor più significativo", racconta a Radio Canada la compositrice.
Nativa di Valley City, nel Dakota del Nord, e oggi residente a Minneapolis, Hagen si è affermata come compositrice di opere vocali, musica da camera e sinfonica, spesso commissionate da importanti istituzioni del Minnesota.
La sua innovazione più sorprendente risiede nella tecnologia che permette al video di seguire la musica, e non viceversa. "Questa scelta apre nuovi orizzonti interpretativi agli esecutori, offrendo una libertà espressiva senza precedenti", spiega. L'opera si articola in più movimenti, ciascuno ispirato agli scritti e ai disegni di Leonardo.
Hagen sottolinea l’importanza della conoscenza come filo conduttore del libretto: "Tre movimenti sono cantati a cappella e dedicati a questo tema. Il secondo movimento esalta il valore della pratica quotidiana, il quarto invita a fondare i propri giudizi sui fatti, mentre il penultimo mette in guardia dai pregiudizi personali, ricordando che la verità emerge solo attraverso una visione ampia e aperta".
Accanto alle riflessioni filosofiche, Hagen ha voluto esplorare anche il lato ludico di Leonardo: "Nei suoi quaderni, accanto a studi geometrici e tecniche pittoriche, troviamo volti grotteschi, gatti e persino draghi. Questo mi ha fatto comprendere quanto la gioiosità sia una componente essenziale del processo creativo".
Inoltre, l’opera incorpora frammenti di annotazioni e schizzi di Leonardo, che si animano sullo schermo durante l’esecuzione, creando un ponte tra il passato e il presente.
Uno dei momenti più suggestivi della sinfonia è il terzo movimento, Ripples, che unisce due elementi affascinanti: "In primo luogo - scrive la compositrice nella Nota al programma - il fascino di da Vinci per l'acqua e la sua comprensione che l'acqua è il vettore e la matrice della vita, e in secondo luogo, la musica del teorico musicale e compositore italiano Franchino Gaffurio. Gaffurio e da Vinci vivevano entrambi a Milano e, secondo il New Grove Dictionary of Music and Musicians, erano in realtà amici. Ho intrecciato frasi musicali dal ‘Gloria’ e dal ‘Kyrie’ della Missa di Carnevale di Gaffurio nel tessuto delle parti degli archi".
Una fusione, quella tra antico e moderno, che rende l’ascolto un’esperienza immersiva, in cui la musica diventa un vero e proprio viaggio nel tempo.
Jean-Sébastien Vallée, direttore del Toronto Mendelssohn Choir, evidenzia l’accessibilità della musica di Hagen: "Nonostante le sue molteplici sfaccettature, questa sinfonia mantiene una straordinaria immediatezza, simile a quella della musica da film".
A completare il programma del concerto, il “Gloria in Re maggiore” di Antonio Vivaldi, scelto dallo stesso Vallée per il suo legame concettuale con Leonardo perché, sottolinea, "anche Vivaldi era un innovatore, e sebbene tra i due corra più di un secolo, entrambi sono simboli dell’importanza della conoscenza nella società”. Insomma, un vero e proprio omaggio all’italico genio!
Per rendere l’atmosfera del concerto ancora più intima, l’esecuzione è stata affidata a un ensemble ristretto di venti cantanti professionisti del Toronto Mendelssohn Choir. Un’esperienza musicale che non si limita a incantare l’udito, ma invita il pubblico alla riflessione.
Hagen stessa nella Nota al programma sottolinea un aspetto essenziale dell’opera: "Era un uomo noto tanto per i suoi fallimenti quanto per i suoi successi, e questo non ha smorzato la sua creatività o la sua spinta. Più di ogni altra cosa voleva solo capire il mondo che lo circondava e non lasciava che il suo orgoglio o il suo ego si frapponessero tra lui e le domande difficili o il tentativo di rispondere. Rimaneva aperto alla possibilità di nuove scoperte e si concedeva la libertà di cambiare idea. Si può vedere questo attributo della sua personalità magnificamente nell'apertura della sinfonia, quando la sua grafia scorre sullo schermo. Cancella molto rapidamente una parola, fa una pausa, poi continua con la sua idea. Errori e pratica erano una parte importante del suo processo creativo, come dovrebbe essere".
Non a caso, nel prologo della sinfonia, le parole di Leonardo appaiono in grafia scorrevole sullo schermo. Si notano cancellature, esitazioni, correzioni. Poi, la frase prosegue, segno che l’errore non è la fine, ma un passo verso la scoperta. Un messaggio potente, che attraversa i secoli e risuona ancora con straordinaria attualità. Oltre a questo, la sinfonia si chiude con un ultimo omaggio alla creatività leonardesca: un’esplosione di immagini tratte dai suoi studi anatomici, dalle sue invenzioni e dai suoi schizzi più enigmatici, accompagnati da un crescendo musicale che sembra voler risvegliare il genio che, infondo, è in ognuno di noi. O quasi.