Non è giunta certo inattesa la notizia che le associazioni ambientaliste che, in questi anni, si sono ripetutamente schierate contro la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, abbiano denunciato davanti alla Commissione europea le procedure con le quali il governo italiano ha affidato i lavori dell'opera - un attraversamento stabile ad una unica campata - senza passare per una gara pubblica internazionale.
Ponte sullo Stretto: gli ambientalisti tornano all'attacco e chiedono l'intervento dell'Ue
È l'ennesima mossa di una guerra che si combatte tra proteste e controrepliche, che rischia di dilatare i tempi per la costruzione del Ponte (che, contestata prima sul piano ambientale e di salvaguardia del particolare ecosistema dello Stretto) e che ora si sposta anche sul piano ''amministrativo''.
Un piano che, forse più delle altre iniziative precedenti, potrebbe avere risposte positive da parte dell'Ue, sempre molto attenta a che le sue leggi siano applicate nella loro interezza e senza deroghe insanabili o scorciatoie.
A firmare il reclamo sono Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF che, dopo avere puntato sui rischi per l'ambiente, attaccano ancora le scelte del governo dal punto di vista delle procedure che, a loro avviso, sono state violate, laddove esse sostengono che la gara doveva avere carattere di pubblicità e respiro internazionale, quando invece ''nonostante l'avvenuta messa in liquidazione della Stretto di Messina avvenuta nel 2013 e i conseguenti atti caducati che regolavano i rapporti di concessione, il Governo ha inteso ripristinare integralmente i rapporti preesistenti facendo scegliere al Parlamento la soluzione di attraversamento stabile dello Stretto di Messina attraverso la realizzazione del ponte a campata unica progettato dalla Stretto di Messina sulla base dell'aggiudicazione dell'opera avvenuta 24 novembre 2005 e, inoltre, e sulla base di un'offerta di 3,9 miliardi avanzata dal consorzio Eurolink''.
In pratica il reclamo afferma che la gara è stata attribuita ad un soggetto - il consorzio Eurolink - sulla base di rapporti preesistenti che si rifanno ad una società di fatto non più operativa, in virtù di una messa in liquidazione, e sulla base di una aggiudicazione che risale al 2005.
Della massa documentale cui il reclamo fa riferimento è parte importante ''la posizione e i documenti dall'Anac che, anche in sede di audizioni parlamentari, aveva sollevato dubbi sulla mancata applicazione della Direttiva concorrenza e quindi sulla mancata nuova gara internazionale''.
Non solo: le associazioni ambientaliste mettono in evidenza le osservazioni dello stesso presidente dell'Anac, Giuseppe Busia, espresse in un'audizione alla Camera il 9 giugno scorso, che sembrano inequivocabili, laddove ha segnalato, negativamente, che ''avere deciso di non svolgere una nuova gara in coincidenza della riattivazione del percorso per la costruzione del ponte sullo Stretto pone dei vincoli sui costi dell'opera: questi, infatti, non possono crescere oltre il 50% del valore originariamente messo a gara. Ciò, in base alla direttiva europea, che in certi casi consente di non attivare una nuova procedura concorrenziale, ma entro tali limiti".
Insomma, una gara che doveva essere internazionale (vista l'entità dei costi) e che non è stata fatta, una aggiudicazione diretta sulla base di un iter che risale a vent'anni fa e che è stato ritenuto ancora valido nonostante la società che lo ha messo in essere, la Stretto di Messina, non esiste più formalmente dal 2013.