I prezzi del petrolio, nelle contrattazioni odierne, sono salito al livello più alto dall'inizio dell'anno, risentendo delle tensioni seguite all'attacco degli Stati Uniti all'Iran. Secondo le ultime rilevazioni, i future sul greggio Brent sono saliti di 1,52 dollari, pari all'1,97%, a 78,53 dollari al barile. Il West Texas Intermediate statunitense è salito di 1,51 dollari, il 2,04%, a 75,35 dollari.
Petrolio: i prezzi del greggio salgono ai massimi dall'inizio dell'anno
L'aumento dei prezzi è avvenuto dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di aver "distrutto" i principali siti nucleari iraniani durante gli attacchi aerei del fine settimana.
L'Iran è il terzo produttore di greggio dell'OPEC.
Gli operatori di mercato prevedono ulteriori aumenti dei prezzi, in un contesto di crescenti timori che una ritorsione iraniana possa comportare la chiusura dello Stretto di Hormuz, attraverso il quale transita circa un quinto dell'offerta mondiale di greggio.
L'emittente televisiva iraniana Press TV ha riferito che il parlamento iraniano ha approvato una misura per la chiusura dello stretto. In passato l'Iran aveva minacciato di chiudere lo stretto, ma non ha mai dato seguito alla minaccia.
Sebbene esistano percorsi alternativi per i gasdotti in uscita dalla regione, ci sarà comunque un volume di greggio che non potrà essere completamente esportato se lo Stretto di Hormuz diventerà inaccessibile. Gli spedizionieri si terranno sempre più lontani dalla regione.
Goldman Sachs ha affermato, ieri, che il Brent potrebbe raggiungere brevemente il picco di 110 dollari al barile se i flussi di petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz venissero dimezzati per un mese, per poi scendere del 10% per i successivi 11 mesi.
La banca ha continuato a dare per scontato che non si verificheranno interruzioni significative nella fornitura di petrolio e gas naturale, aggiungendo incentivi globali per cercare di prevenire un'interruzione prolungata e di grandi dimensioni.