“Prevedere l’economia non sarà mai un esercizio esatto, ma imparare dagli errori è ciò che fa la differenza”. È questo uno dei passaggi chiave dell’intervento tenuto oggi dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, alla Conferenza Prometeia 50 presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Un discorso articolato e denso, che ripercorre mezzo secolo di evoluzione della politica monetaria, delle previsioni macroeconomiche e del ruolo cruciale della modellistica econometrica, all’interno di un contesto globale sempre più incerto e turbolento.
Panetta: "L’economia non si può prevedere come il tempo ma si può imparare dagli errori"
Panetta ricorda come negli anni Settanta la stabilità dei prezzi non fosse ancora il faro della politica monetaria. È solo con l’ondata inflazionistica a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 che molte banche centrali, guadagnando indipendenza, adottarono la stabilità dei prezzi come obiettivo primario. Da allora, le previsioni sull’inflazione sono diventate parte integrante della “cassetta degli attrezzi” delle banche centrali, e la trasparenza nella comunicazione – oggi attuata anche attraverso la pubblicazione di scenari alternativi – è diventata strumento per rafforzare la fiducia e orientare le aspettative dei mercati.
Negli ultimi vent’anni, eventi come la crisi finanziaria del 2008, la pandemia, la guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche tra Israele e Iran hanno determinato un’accresciuta volatilità macroeconomica. Di fronte a questi shock, sottolinea Panetta, il rischio non può essere eliminato, ma va gestito. È qui che entra in gioco la costruzione di scenari multipli e la cosiddetta “policy robusta”, che non si affida solo alla previsione centrale, ma prepara la banca centrale a rispondere a una gamma di sviluppi alternativi.
Panetta ammette che gli errori nelle previsioni – soprattutto sull’inflazione 2022 – sono stati significativi, ma attribuibili in gran parte a variabili esogene come il prezzo dell’energia e dei beni alimentari, e non a difetti strutturali dei modelli. Tuttavia, afferma, “l’errore è inevitabile, ma la capacità di apprendere da esso è ciò che conta davvero”. In questa prospettiva, la Banca d’Italia – come altre banche centrali – ha già introdotto miglioramenti per includere, ad esempio, gli effetti del credit crunch o dell’eterogeneità microeconomica nelle sue proiezioni.
Guardando avanti, Panetta individua nell’integrazione tra modelli macro e micro, nell’uso dell’intelligenza artificiale e nella potenza di calcolo le nuove frontiere dell’analisi economica. Ma avverte: “Per quanto potenti, anche gli algoritmi più avanzati devono essere accompagnati da una narrazione economica interpretabile e fondata teoricamente”.
Il Governatore chiude con un monito realistico: l’economia non è una scienza esatta, perché a differenza delle particelle fisiche, gli agenti economici reagiscono alle politiche. Tuttavia, proprio questa complessità rende il lavoro sulle previsioni un cantiere sempre aperto, che richiede umiltà, rigore e capacità di apprendere.