Economia

Il model cooperative nel credito, una visione sostenibile al centro del nuovo paradigma bancario

Redazione
 
Il model cooperative nel credito, una visione sostenibile al centro del nuovo paradigma bancario
«Il finanziamento cooperativo rappresenta un modello distintivo di intermediazione», ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, (in foto) intervenendo a Roma in occasione della conferenza internazionale “Cooperative Financial Institutions in the 21st Century for Global Economic and Social Development”. Con queste parole, Panetta ha evidenziato come le banche cooperative abbiano messo in pratica i principi di responsabilità ambientale, sociale e di governance (ESG) molto prima che diventassero patrimonio comune del gergo finanziario.

Il model cooperative nel credito, una visione sostenibile al centro del nuovo paradigma bancario

La platea ascoltava consapevole che il sistema delle banche cooperative non è un fenomeno di nicchia. In Europa, tali istituti impiegano oltre 700.000 persone e servono più di 90 milioni di soci. Le cooperative di credito sono inoltre diffuse al di fuori dell’Europa, contando circa 100 milioni di soci, mentre le credit unions sono attive in oltre cento Paesi con oltre 400 milioni di aderenti nel mondo, spesso operando nelle aree maggiormente vulnerabili per povertà, conflitti o stress climatico, laddove rappresentano spesso l’unico canale affidabile di accesso al credito.

L’impatto del credito cooperativo non si misura solo nei numeri ma nella natura del rapporto con la clientela: «i prestiti basati sulla relazione contribuiscono a regolarizzare i cicli del credito, a sostenere i clienti nelle fasi di recessione e a promuovere una crescita più equilibrata e sostenibile», ha spiegato Panetta, sottolineando che le cooperative non sono affatto meno efficienti rispetto alle banche commerciali: in molti casi le uguagliano in termini di redditività e qualità del credito, pur riducendo gli squilibri e le disuguaglianze.

Tuttavia, il modello cooperativo non è immune da vulnerabilità. Il governatore ha richiamato le criticità insite nelle dimensioni spesso ridotte degli istituti, che ostacolano le economie di scala, nella concentrazione sui mercati locali, che può ridurre la diversificazione, e nei forti legami con le comunità, che possono rendere più complessa la gestione del rischio.

Un ulteriore limite emerge dal cambiamento strutturale dell’economia, la quota decrescente delle piccole e medie imprese sul totale della produzione, e la crescente presenza di attività immateriali (software, proprietà intellettuale, dati), complicano le procedure tradizionali di valutazione del merito creditizio, accolte più facilmente negli istituti di maggiori dimensioni.

In tale contesto, le cooperative di credito non possono più basarsi solo sui propri vantaggi storici. Panetta ha suggerito che esse debbano adattare le strategie, allargando i portafogli prestiti con prudenza e avvalendosi dell’innovazione e delle partnership, senza però perdere di vista la missione originaria di servizio alle comunità locali.

La conferenza romana ha descritto un quadro in cui la finanza cooperativa si conferma strumento di inclusione sociale, stabilità e sviluppo sostenibile, ma che richiede adeguamenti e capacità di innovazione per restare competitiva e rilevante nella finanza del XXI secolo.
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