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Osservatori politico - Salvini insiste: Mattarella incontri Musk. E la Costituzione che fine ha fatto?

Redazione
 
Osservatori politico - Salvini insiste: Mattarella incontri Musk. E la Costituzione che fine ha fatto?

Se Matteo Salvini trovasse, tra i suoi tanti impegni istituzionali e politici, il tempo di leggere i libri sulla storia della seconda Guerra Mondiale, probabilmente si identificherebbe in Georgij Zukov, il generale russo che fermò la Wermacht, grazie alla sua strategia, ma anche alla capacità di non indietreggiare mai, anche quando la situazione sembrava disperata.

Osservatori politico - Salvini insiste: Mattarella incontri Musk. E la Costituzione che fine ha fatto?

Per questo, tra i suoi sottoposti, il soprannome che andava più per la maggiore era quello di ''ariete'' perché, dicevano, faceva a cornate col nemico, anche se era in palese difficoltà.
E, come si usava dire, onusto di onori, ma anche di enorme invidia, una volta finita la guerra, dovette affrontare non più i cannoni dei tank tedeschi, ma l'avversione dei suoi nemici, al punto che, per giubilarlo, scese in campo lo stesso Chruščëv, che ne ottenne la destituzione segnalando il ''culto della personalità di Zukov e della sua tendenza all'avventurismo, che apre la strada al bonapartismo".

Ora nessune certamente augura a Salvini di fare la fine politica di Zukov, morto nell'indifferenza dell'Unione sovietica, ma qualcosa, nella strategia militare del generale russo, ricorda i comportamenti del segretario leghista che, metaforicamente, sta facendo a cornate con tutti, dentro e fuori il governo, dentro e fuori l'Italia e l'Europa, avendo come sola stella Polare il verbo di Donald Trump, di cui accetta tutto, anche le politiche tariffarie che stanno affondando, per effetto dell'incertezza, Wall Street e il resto dei mercati mondiali.

Eppure questo non scalfisce la fideistica adesione di Salvini al Trump-pensiero, anche quando, come nel caso dei dazi, esso comporta oggettive difficoltà per le economie globali, quindi anche italiana, restando, in questa sua posizione, isolato anche dentro la Lega, dove a spalleggiarlo restano i soliti noti.

Ma questo suo atteggiamento sta assumendo un profilo che va a collidere con il suo ruolo istituzionale, ma anche politico, nel senso di facente parte di una coalizione di governo.
Insistere, come sta facendo, affinché siano ribaltati i canoni europeisti che hanno connotato per decenni l'Italia, sebbene sia coerente con il suo viscerale rapporto contrario all'Unione, sta diventando il manifesto subliminale di un progressivo proporsi come il capo della corrente trumpiana nel Paese e, quindi, di candidarsi a diventare il proconsole italiano del presidente Usa.

Solo così si potrebbe spiegare la campagna, ormai quotidiana, per accreditare Elon Musk - nel delicatissimo dossier di Starlink - come interlocutore non con Giorgia Meloni (lo è già), ma con il presidente della Repubblica, quasi che Sergio Mattarella possa favorire o bloccare un progetto la cui approvazione è di esclusiva competenza dell'esecutivo.

Che l'uomo della strada possa pensare che, in fondo, che male ci sarebbe se Mattarella aprisse le porte del Quirinale a Musk, che il più ricco tra i ricchi del pianeta, ci può anche stare. Ma che lo dica il vicepremier è una cosa che ha una comprensione limitata a zero, perché, in un sol colpo, scavalca il presidente del consiglio e manda in fumo quel libretto che si chiama Costituzione e che indica ciò che Mattarella può e deve fare, ma anche ciò che non può.

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