Zohran Mamdani ha vinto, ma è stato, per strano che possa apparire, solo il primo passo e forse anche il meno difficile di un cammino che si preannuncia irto di difficoltà, dovendo rassicurare una città che resta divisa, dopo una campagna elettorale solo apparentemente serena, ed essendo costretto a fronteggiare un presidente determinato a indebolirlo, con tutte le armi in suo possesso, a cominciare dalla stretta ai finanziamenti federali per New York.
New York: le sfide che attendono il nuovo sindaco
Quali saranno le sue prossime mosse Mamdani lo ha detto nelle molte interviste che ha rilasciato dopo la sua elezione, che peraltro, come lui stesso ha avuto modo di rimarcare, lo ha visto gratificato da più di un milione di voti, con un'affluenza alle urne come non si vedeva dal 1969.
''E penso - ha detto - che spesso valutiamo i risultati di un'elezione senza chiederci quanti o quanti pochi newyorkesi vi partecipino. E sono felice che queste siano state elezioni in cui un numero molto maggiore di newyorkesi si sia riconosciuto nella nostra democrazia e nelle politiche e nelle proposte avanzate nell'ultimo anno. Sono orgoglioso di questo sostegno e cercherò di essere il sindaco di ogni newyorkese, indipendentemente dal fatto che abbia votato per un altro candidato o, francamente, che non abbia votato affatto. Perché so che la mia responsabilità sarà nei confronti di tutti gli 8,5 milioni di persone che chiamano casa la città, e non vedo l'ora di assolverla''.
Dichiarazioni forse anche scontate, ma nelle quali il futuro sindaco ha dovuto contemplare la prudenza che ora dovrà avere nel cercare di portare avanti i suoi programmi che se sono stati accolti con entusiasmo da parte dei suoi sostenitori più convinti, lasciano un certo scetticismo anche in chi l'ha votato in mancanza di alternative credibili, a cominciare da Andrew Como, ormai messo alla porta dalla Storia.
Mamdani, peraltro, deve oggi combattere il suo più determinato nemico: sé stesso, nel senso che le sue prese di posizioni del passato, che non ha mai cancellato o ripudiato, oggi gli si ritorcono contro, anche se, da smaliziato oratore, ha imparato presto a dribblarle. Come quando si era fatto promotore di una campagna per tagliare i fondi alla polizia, sulla quale oggi pare avere fatto marcia indietro, celebrandone il lavoro e confermandone i vertici.
Quando sente parlare di sé stesso come della nuova linfa del partito democratico, il nuovo sindaco preferisce il linguaggio della moderazione, pur rivendicando il nuovo profilo che ha saputo dare alla sua parte politica.
''L'anno scorso - ha detto a Politico - sono stati scritti molti necrologi sulla capacità del Partito Democratico di attrarre i giovani, in particolare i giovani uomini, gli elettori asiatici, Abbiamo cambiato radicalmente l'elettorato di questa città, coinvolgendo molti di questi tipi di elettori nel processo politico, registrandone decine di migliaia per il voto per la prima volta. Questa è una sfida che ci troviamo ad affrontare, indipendentemente dalla città in cui viviamo. Ed è ora di parlare di proteggere la nostra democrazia, non solo come ideale o valore, ma anche nella sua capacità di soddisfare i bisogni materiali dei lavoratori''.