Con la morte di Brian Wilson, deceduto ieri all'età di 82 anni, la musica perde uno dei suoi interpreti più visionari, capace di imprimere le sue scelte e le sue intuizioni su molte delle generazioni di artisti soprattutto della scena americana. A lui, musicista, compositore e produttore dei Beach Boys, si devono alcuni dei brani della musica pop non solo tra i più belli, ma anche tra quelli stilisticamente di più alto livello.
Musica: Brian Wilson, anima visionaria dei Beach Boys, morto a 82 anni
Wilson ha plasmato un sound a tratti spensierato e malinconico che è arrivato a definire l'incerto utopismo della California di metà secolo. ''Utilizzando ambiziose tecniche di studio per conferire alla musica della band una grandiosità elettrizzante - ha scritto The Guardia per ricordare Wilson - le sue canzoni sul surf, la guida, le ragazze e la vivacità della giovinezza si sono modulate su materiali più riflessivi e spesso psichedelici, dando vita a uno dei cataloghi di canzoni americane più apprezzati. L'album del 1966 dei Beach Boys, Pet Sounds, scritto e prodotto quasi interamente da Wilson, è considerato non solo il capolavoro del gruppo, ma per molti il più grande album di tutti i tempi''.
Dotato di orecchio assoluto, era un ''californiano'' a tutto tondo ed un musicista completo, nonostante gravi problemi all'udito (era sordo da un orecchio, lo stesso problema che aveva il fratello minore Carl). Costituì, negli anni del liceo, il primo gruppo, i Pendletones e da allora cominciò una prolifica carriera di compositore, regalando alla band, che intanto aveva preso il nome di Beach Boys, brani entrati subito nelle classifiche, da 'Surfin' safari, a Surfer Girl e Surfin' USA.
Il gruppo lavorava a ritmi elevatissimi, tanto che, alla fine degli anni '60, aveva pubblicato quindici album. Una dei capolavori della bande, Pet Sounds, fu concepito come un'idea di insieme, più che, come era consueto in quegli anni, come una serie di brani separati.
Fu in quel periodo che Wilson cominciò a fare uso di droghe. Come l'LSD che, ammise, gli diede l'ispirazione per una delle canzoni simbolo di un'epoca di apparente spensieratezza, California Girls. L'acido, ammise, gli permetteva di "fare i conti con ciò che sei, con ciò che puoi fare e non puoi fare".
Ma il suo consumo massiccio di droghe, unito al suo intenso carico di lavoro, probabilmente esacerbò i problemi di salute mentale che erano iniziati quando era un adolescente e soffriva di ansia.
Cominciò allora un calvario di periodi passati in ospedali psichiatrici alla fine degli anni '60, che lo allontanarono dalla band, a causa del suo disagio esistenziale, attribuito ad un disturbo schizoaffettivo e una lieve depressione maniacale.
Nel 2019 dichiarò: "Ci sono stati momenti in cui era insopportabile, ma con i medici e i farmaci sono riuscito a vivere una vita meravigliosa, sana e produttiva".
Dopo la morte del padre, i primi anni '70 furono un periodo difficile per Wilson, con l'aumento del consumo di droghe e il conseguente isolamento. Rientrò nei Beach Boys per l'album del 1976 "15 Big Ones", ma ricadde nell'alcolismo, nell'abuso di droghe e nell'eccesso di cibo verso la fine del decennio; sopportò anche la morte del fratello Dennis, annegato nel 1983.
Wilson continuò a fare tournée e a pubblicare occasionalmente album da solista, per poi riunirsi ai Beach Boys nel 2011 (ora senza Carl, scomparso nel 1998) per un tour e l'album "That's Why God Made the Radio". Il gruppo si sciolse nuovamente, con Love che andò in tour con il nome della band e Wilson e Jardine che si esibirono separatamente, incluso il tour per il 50° anniversario di "Pet Sounds" nel 2016.
Wilson ha venduto i suoi diritti editoriali alla Universal per 50 milioni di dollari nel 2021 e ha tenuto il suo ultimo concerto nell'ambito di un tour congiunto con gli Chicago un anno dopo. Nel 2024, è stato annunciato che Wilson soffriva di demenza e mesi dopo un giudice lo ha posto sotto tutela.
Alla memoria di Brian Wilson hanno reso omaggio esponenti della cultura americana: da John Cusack, a Ronnie Wood, Mick Fleetwood, Questlove, Sean Lennon e Nancy Sinatra.