Economia

Multinazionali, motore silenzioso dell’economia italiana, occupano il 10% dei lavoratori

Redazione
 
Multinazionali, motore silenzioso dell’economia italiana, occupano il 10% dei lavoratori
Le multinazionali si confermano un pilastro dell’economia italiana. Secondo il report Imprese Multinazionali - Anno 2023 pubblicato da Istat, le imprese a controllo estero rappresentano appena lo 0,4% delle aziende residenti in Italia, ma generano il 21% del fatturato nazionale e il 17,5% del valore aggiunto dell’Industria e dei Servizi. Occupano il 9,8% degli addetti e sostengono quasi il 40% della spesa privata in ricerca e sviluppo, segno di un ruolo strategico nella competitività e nell’innovazione del Paese.

Multinazionali, motore silenzioso dell’economia italiana, occupano il 10% dei lavoratori

Il contributo delle multinazionali estere alle importazioni italiane di merci raggiunge il 49,7%, mentre il 35,8% delle esportazioni nazionali è attivato da imprese controllate da gruppi internazionali. L’industria farmaceutica, quella automobilistica e il comparto dell’abbigliamento restano i settori più coinvolti negli scambi, confermando il legame tra globalizzazione e i tradizionali punti di forza del Made in Italy.

Nel 2023 le multinazionali estere attive in Italia sono 18.825 (+2,1% rispetto al 2022), con oltre 1,8 milioni di addetti e un fatturato di 887 miliardi di euro. Cresce anche la spesa in ricerca e sviluppo, che supera i 6 miliardi (+6,8%), mentre la produttività media per addetto sfiora i 103 mila euro, ben superiore ai 64 mila delle imprese non multinazionali.

Sul fronte opposto, le multinazionali italiane continuano a presidiare 171 Paesi con 25.273 controllate e 1,7 milioni di addetti. Il fatturato estero complessivo raggiunge i 560 miliardi di euro, in crescita dell’1,3%. Quasi la metà (42,2%) del fatturato delle affiliate italiane all’estero è destinato a mercati diversi dal Paese in cui operano, e oltre la metà delle esportazioni riguarda ancora settori iconici come tessile, abbigliamento, pelle e arredamento.

L’Unione Europea rimane l’area di riferimento principale per entrambi i flussi, il 57% delle multinazionali estere che operano in Italia proviene da Paesi UE, mentre quasi il 49% delle multinazionali italiane all’estero è localizzato all’interno del mercato comunitario. Stati Uniti, Francia e Germania dominano la classifica dei principali Paesi investitori in Italia, congiuntamente responsabili di oltre il 50% del fatturato delle imprese a controllo estero.

Per le multinazionali italiane, la spinta verso nuovi investimenti è dettata soprattutto dal desiderio di accedere a nuovi mercati (74,2% dei gruppi industriali), ma cresce anche la ricerca di qualità, innovazione e know-how tecnologico. Secondo Istat, quasi un’impresa industriale su tre a controllo estero in Italia beneficia di trasferimenti di conoscenze scientifiche e tecnologiche dall’estero, mentre una su quattro trasferisce competenze verso la casa madre o altre affiliate del gruppo, segno di una circolazione bidirezionale di innovazione e competenze.

Un’Italia, dunque, sempre più interconnessa con l’economia globale, dove le multinazionali, italiane ed estere, giocano un ruolo decisivo nella produttività e nella stabilità industriale.
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