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Moda sostenibile e crisi dei negozi di prossimità. Cresce l’allarme Confcommercio, servono misure urgenti

Redazione
 
Moda sostenibile e crisi dei negozi di prossimità. Cresce l’allarme Confcommercio, servono misure urgenti

Il settore moda italiano si trova oggi a un bivio cruciale, sospeso tra la necessità di una profonda transizione ecologica e l’allarme per la progressiva scomparsa dei negozi di prossimità. A lanciare l’allerta è Confcommercio, intervenuta il 25 giugno in audizione presso la X Commissione della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul comparto tessile.

Moda sostenibile e crisi dei negozi di prossimità. Cresce l’allarme Confcommercio, servono misure urgenti

Secondo Maurizio Grifoni, incaricato di Giunta per l’economia circolare e la solidarietà di Confcommercio, l’approvazione della Risoluzione del Parlamento europeo sulla strategia dell’UE rappresenta un punto di svolta per le politiche industriali europee, spingendo il tessile italiano verso un nuovo modello produttivo in linea con la transizione ecologica. Tuttavia, ha avvertito Grifoni, il cambiamento rischia di travolgere migliaia di imprese se non accompagnato da un piano di rilancio concreto e integrato.

I numeri parlano chiaro: nel solo 2024 l’Italia ha perso 6.459 negozi di moda, con una media di 18 chiusure al giorno. Negli ultimi cinque anni sono scomparsi oltre 23.000 punti vendita, con un impatto diretto su 35.000 posti di lavoro. “Si tratta di una desertificazione commerciale progressiva e strutturale”, ha detto Grifoni, sottolineando il ruolo strategico dei negozi di vicinato come presidi sociali e culturali, oltre che economici.

Confcommercio propone un nuovo paradigma: la moda a tripla E – Economica, Ecologica ed Etica. Una moda che sappia conciliare qualità e accessibilità dei prodotti, riduzione dell’impatto ambientale e rispetto dei diritti lungo l’intera filiera produttiva. “Serve un approccio integrato – ha ribadito Grifoni – che accompagni la transizione ecologica alla coesione sociale e alla competitività economica. Valorizzare i negozi significa tutelare il lavoro, il Made in Italy e la vitalità delle nostre città”.

Il confronto tra istituzioni e imprese è proseguito anche il 14 giugno presso la sede di Confcommercio, in occasione del convegno organizzato da Assorecuperi sui rifiuti tessili. Al centro del dibattito, la responsabilità estesa del produttore (EPR) e la disciplina “end of waste”, due pilastri normativi che ridisegnano il ciclo di vita dei prodotti tessili in chiave circolare.

Nel suo videomessaggio, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha ricordato che il tessile è il quarto settore per impatto ambientale in Europa. “La responsabilità estesa del produttore rappresenta un cambio di paradigma – ha affermato – e stiamo lavorando alla creazione di un centro di coordinamento nazionale per garantire efficienza e tracciabilità nella gestione dei rifiuti tessili”.

Pichetto ha assicurato che il governo sta dialogando con Comuni, imprese e operatori del settore per aggiornare lo schema di decreto e trasformare l’intero comparto in un modello virtuoso di economia circolare.

A sottolineare l’impegno dell’organizzazione sulle tematiche ambientali è stato anche il Segretario Generale di Confcommercio, Marco Barbieri, che ha aperto i lavori del convegno Assorecuperi ringraziando il presidente Tiziano Brembilla. “L’economia circolare e la sostenibilità ambientale sono oggi pilastri del fare impresa – ha detto Barbieri – e la nostra confederazione vuole valorizzare chi adotta strumenti che non sono solo etici ma anche strategici per la competitività”.

Nel contesto del 2025, ha concluso Barbieri, Confcommercio si propone come motore di un nuovo modello di rappresentanza, capace di accompagnare le imprese nella transizione ecologica, senza rinunciare a tutele economiche e sostenibilità sociale.

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