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Moda e meccanica, Confartigianato: bilancio 2025 in rosso e futuro incerto

Redazione
 

Se gli ultimi mesi del 2024 hanno visto una significativa contrazione nei settori della moda e della meccanica, ad inizio 2025 le attese sugli ordini, pur rimanendo in negativo, registrano diffusi segnali di miglioramento. Tuttavia, si registra un forte calo delle previsioni di assunzione, mentre è in corso un processo di selezione del tessuto imprenditoriale. L’analisi delle tendenze dei due settori chiave del made in Italy ad alta vocazione artigiana è contenuta nella Nota “La crisi di Meccanica e Moda, a che punto siamo?” pubblicata oggi a cura dell’Ufficio Studi in collaborazione con il Sistema Imprese di Confartigianato.

Moda e meccanica, Confartigianato: bilancio 2025 in rosso e futuro incerto

L’analisi evidenzia che la  difficile congiuntura della manifattura è più marcata in due settori chiave del made in Italy, la moda e meccanica, maggiormente interessati dalla caduta della produzione nella manifattura. Il trend congiunturale a dicembre 2024 indica un peggioramento diffuso, con cali della produzione del 6,4% rispetto a novembre nella moda, del 5,6% nella metallurgia e metalli, del 4,6% nei mezzi di trasporto e del 2,5% nei macchinari. Nel bilancio del 2024 la produzione manifatturiera scende del 3,7% rispetto il 2023, con i cali più ampi per mezzi trasporto con -11,3%, moda con -10,5%, macchinari e impianti con -4,8% e metallurgia e metalli con -4,6%. Nella media dei tre comparti di riferimento, la meccanica perde il 6,0% della produzione.

Nel dettaglio, nella moda il calo di produzione è più marcato per pelle (-17,0%), con una accentuazione per le calzature (-18,5%), a fronte di flessioni del 6,9% per il tessile e del 7,5% dell’abbigliamento. Nella meccanica pesa il calo del 29,1% della produzione di autoveicoli. La recessione nell’automotive colpisce un esteso indotto, dominato dai settori della meccanica: i prodotti in metallo determinano il 9,3% del valore aggiunto della filiera dei mezzi di trasporto su gomma, i macchinari il 6,9% e la metallurgia il 4,2%.

Sul fronte della demografia di impresa, nella fase post-pandemia si assiste ad un ritorno alla crescita delle cessazioni di impresa a fronte di un maggiore stabilità delle iscrizioni, che tra il 2021 e il 2024 porta ad una riduzione del 3,1% dello stock di imprese. Il fenomeno di selezione è più marcato nei settori della moda e meccanica: nel triennio in esame nei settori di moda e meccanica lo stock di imprese cala dell’8,8%, con una perdita di 21mila imprese, di cui oltre 10mila (pari al 50,5%) sono imprese artigiane. Nel triennio i due settori hanno perso 19 imprese al giorno, di cui 10 imprese artigiane.

Nella difficile fase congiunturale della manifattura e nella più marcata crisi della moda e meccanica incidono numerosi fattori, tra cui dominano le tensioni geopolitiche che indeboliscono la ripresa del commercio internazionale, sui cui potrebbe agire da ulteriore freno una guerra commerciale innescata dai dazi USA. La spinta dei prezzi ha deteriorato il potere di acquisto delle famiglie e compresso la domanda di beni di consumo e di investimento, tra cui le autovetture, mentre la successiva stretta monetaria ha portato in territorio negativo il trend della domanda di investimenti in macchinari e impianti.

La recessione in Germania e il basso profilo di crescita della Cina pesano sulla domanda di prodotti del made in Italy. Sulla filiera della meccanica pesano le incertezze del mercato dell’automotive nella difficile transizione alla mobilità elettrica. Le prospettive di una politica fiscale prudente, che deve mantenere entro il limite dell’1,5% la crescita annua della spesa pubblica primaria netta come richiesto dalla riforma del Patto di stabilità e crescita, riduce gli spazi per le politiche industriali anticicliche. Gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da cui arriva un importante sostegno alla crescita dell’economia italiana, hanno un impatto più contenuto sulla manifattura.

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