Economia

Misery Index Confcommercio stabile a marzo: pesa la disoccupazione, l’inflazione resta contenuta

Redazione
 
Misery Index Confcommercio stabile a marzo: pesa la disoccupazione, l’inflazione resta contenuta

Nel mese di marzo 2025, il Misery Index Confcommercio – l’indicatore che misura il disagio economico delle famiglie italiane – si è attestato a 9,6, confermando i livelli di febbraio, rivisti al ribasso.

Misery Index Confcommercio stabile a marzo: pesa la disoccupazione, l’inflazione resta contenuta

A rilevarlo è l’Ufficio Studi di Confcommercio, che sottolinea come il dato rifletta una doppia stabilizzazione: da un lato, l’inflazione per i beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto, ferma all’1,9%; dall’altro, il tasso di disoccupazione esteso, stabile al 6,5%. Sul fronte del mercato del lavoro, si registra una lieve crescita degli occupati anche a marzo, mentre dopo due mesi di calo si osserva un modesto aumento dei disoccupati.

Queste dinamiche hanno mantenuto invariato il tasso di disoccupazione ufficiale, che resta al 5,9%. Secondo le stime provvisorie, l’inflazione per i beni e servizi acquistati più frequentemente è rimasta inchiodata all’1,9%. All’interno del paniere, si segnala una flessione dei prezzi dei carburanti, bilanciata da un leggero rialzo dei prezzi alimentari e dei tabacchi.

Secondo il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, “se nel brevissimo periodo non sembrano profilarsi modifiche sostanziali nelle dinamiche del mercato del lavoro e dell’inflazione, quanto accaduto sul versante dei dazi amplifica le incertezze sulle prospettive della nostra economia. I timori di un rallentamento, già a partire dalla tarda primavera, degli andamenti produttivi potrebbero determinare, già oggi, un peggioramento del sentiment di famiglie e imprese con effetti negativi sull’occupazione e di conseguenza sui consumi. In questo contesto - conclude Bella - anche un parziale ampliamento dell’area del disagio sociale rischia di limitare le possibilità di espansione della propensione al consumo delle famiglie, rendendo ancora più complicata la possibilità di ripresa della domanda interna”.

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