Il mercato petrolifero mondiale sembra avviarsi verso un periodo di eccesso di offerta senza precedenti, con un surplus stimato di 3,3 milioni di barili al giorno entro il 2026. A lanciare l’allarme è l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), che nel suo ultimo rapporto mensile evidenzia come l’aumento della produzione da parte dell’OPEC+ e dei produttori extra-cartello stia superando di gran lunga la crescita della domanda, creando tensioni sui prezzi nonostante i persistenti rischi geopolitici in Medio Oriente e in Ucraina.
Mercato petrolifero verso un surplus record, AIE: 3,3 milioni di barili al giorno in eccesso entro il 2026
Secondo l’agenzia, l’offerta globale di petrolio crescerà di 2,7 milioni di barili al giorno nel 2025, una revisione al rialzo rispetto alle stime precedenti, e di ulteriori 2,1 milioni di barili nel 2026. A spingere questo incremento è la decisione dell’OPEC+ di sospendere i tagli alla produzione prima del previsto, un passo che ha già inciso negativamente sui prezzi nel corso dell’anno. “I mercati petroliferi sono spinti in direzioni opposte”, commenta l’AIE, “con il rischio di interruzioni legate a nuove sanzioni contro Russia e Iran, che si inseriscono in un contesto di offerta crescente e bilanci petroliferi sempre più gonfi”.
Il surplus, definito dall’AIE “insostenibile”, è destinato a crescere ulteriormente nella seconda metà del 2025, con uno stoccaggio giornaliero medio stimato in 2,5 milioni di barili. Il 2026 potrebbe portare il mercato a un eccesso di 3,3 milioni di barili al giorno, alimentato non solo dall’OPEC+ ma anche da produttori esterni come Stati Uniti, Canada, Brasile e Guyana. L’agenzia, tuttavia, mette in guardia: “Le tensioni geopolitiche, le politiche commerciali e ulteriori sanzioni potrebbero cambiare radicalmente l’equilibrio dei mercati”.
Tra i Paesi più colpiti dalla pressione dei prezzi c’è la Russia. I ricavi derivanti dalle esportazioni petrolifere sono scesi ad agosto a 13,51 miliardi di dollari, con un calo di 920 milioni rispetto a luglio, segnando uno dei livelli più bassi dall’inizio della guerra. “I ricavi della Russia restano vicini ai minimi degli ultimi cinque anni, riducendo le entrate fiscali e aggravando il rallentamento economico”, sottolinea l’AIE. Nonostante la contrazione delle entrate, la produzione russa ha subito solo un calo marginale, mantenendosi in linea con le quote concordate nell’ambito dell’OPEC+.
Sul fronte dei mercati, il Brent si è mantenuto stabile poco sotto i 68 dollari al barile, oscillando tra il timore di un eccesso di offerta e le preoccupazioni per i conflitti geopolitici, dall’attacco israeliano contro Hamas fino all’abbattimento di droni russi in Polonia. “Il nostro mercato è diviso tra una carenza di offerta percepita a causa della tensione e un’effettiva eccedenza di offerta”, spiega Tamas Varga, analista di PVM Oil Associates, riportato da Reuters.
In questo contesto, l’Arabia Saudita ha scelto una strategia aggressiva, tagliando i prezzi del greggio per l’Asia più del previsto e invitando i clienti ad aumentare gli acquisti per ottobre. Una mossa interpretata dagli esperti come una chiara volontà di consolidare le quote di mercato, anche a costo di comprimere i prezzi. L’AIE conclude il rapporto ricordando che, sebbene le tensioni geopolitiche possano intervenire a modificare gli equilibri, il trend di crescita dell’offerta globale rappresenta un rischio concreto per la stabilità del mercato petrolifero nei prossimi due anni, segnando un momento delicato per produttori, governi e consumatori.