Esteri

Medio Oriente: il cessate il fuoco lascia a Israele un alto prezzo politico da pagare

Redazione
 

L'accordo per un cessate il fuoco, a Gaza, è passato per un ''via libera'' da parte di Hamas, secondo cui questa sarebbe imminente la conclusione dei negoziati. Un esito, dell'impegnativo lavoro dei mediatori, che ha una doppia lettura, perché, se entrambi i contendenti mostrano di accettare l'intesa, Israele sa benissimo che, per essa, dovrà pagare un prezzo politico altissimo.
A cominciare da Benjamin Netanyahu che, dopo avere detto, sin dall'attacco del 7 ottobre, che Israele avrebbe distrutto Hamas, oggi (e anche domani) si ritrova a dovere fronteggiare un nemico che, in virtù dell'accordo per il cessate il fuoco, potrà consolidare la propria posizione in seno alla società palestinese.

Medio Oriente: il cessate il fuoco lascia a Israele un alto prezzo politico da pagare

Ma l'accordo non aveva alternative: Israele non aveva scelta. Perché, come ha scritto il quotidiano israeliano Haaretz all'annuncio dell'intesa raggiunta, gli ostaggi e i soldati morti a Gaza ''sono fuori tempo massimo''. E se questa è la conclusione di un lungo e faticoso, ancorché sanguinoso e costoso conflitto, Netanyahu dovrà fare i conti con quel che è andato dicendo sin dall'inizio, cioè che cercava la vittoria totale.
Se il passato ci ha insegnato qualcosa, Hamas festeggerà il cessate il fuoco come se fosse una vittoria. Che non è certo militare (Israele ha decapitato, uccidendone i componenti, i vertici del movimento e Gaza e la Striscia sono oggi un cumulo di macerie), ma politica, rimandando al mondo arabo - senza distinzione tra sciiti e sunniti - l'immagine di chi non si è arreso, anche se deve piangere la morte di migliaia di gazawi innocenti.

Ma, nel conteggio di un conflitto, i morti sono un elemento collaterale, un danno da sopportare nella ricerca della vittoria. Che potrebbe essere ancora più evidente se e quando il cessate il fuoco diventasse definitivo, perché sarà Hamas a gestire la ricostruzione, che dovrebbe essere di Gaza, ma sarà anche della sua forza militare.
L'annuncio sta creando profonde spaccature in seno alla società israeliana, divisa tra chi festeggia, magari pensando che presto torneranno a casa i ragazzi in divisa mandati a Gaza, e chi, invece, come le famiglie degli ostaggi ancora in mano ad Hamas, recrimina.

E' questa la posizione espressa da Aaron Or, il padre del rapito Avinatan, che ha manifestato la sua contrarietà, con parole che mettono all'indice le ambiguità di Hamas su chi libererà.
"Guardo l'euforia e sono stupito - ha detto Aaron Or - . È una cosa pazzesca mossa che farà degenerare Israele costringendolo a combattere per molti anni, e lascerà indietro la maggior parte dei rapiti". Or, in un'intervista a Ynet, ha spiegato che che in un simile accordo "nella prima fase verranno rilasciati 15 rapiti, e non c'è accordo riguardo agli altri che rimarranno indietro. Non si tratta di 33 rapiti viventi, si tratta di 15 . Hamas si è rifiutato di rivelare chi di questa lista è vivo e chi è morto. Hamas si prepara a tornare al potere e tenerlo per mesi e anni, questo accordo dovrebbe essere rifiutato".

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