Il fronte dei Paesi arabi si compatta per dirsi contrario al piano che Donald Trump ha elaborato per il futuro di Gaza e che prevede lo spostamento di milioni di gazawi che potrebbero non tornarvi più, in un futuro in cu la Striscia, secondo il presidente americano, sarebbe al centro di una gigantesca operazione immobiliare.
Medio Oriente, Egitto: i Paesi arabi dicono no al piano di Trump per Gaza
A farsi portavoce dell'opposizione del mondo arabo alla proposta (che ha raccolto un consenso solo dal governo israeliano) è stato il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty che, al segretario di Stato americano Marco Rubio, ha respinto il piano, dicendo di parlare anche a nome degli altri Paesi arabi.
Ieri, nel corso di un incontro che si è svolto a Washington, Abdelatty ha sottolineato "l'urgenza di avviare la rapida ripresa" e la ricostruzione di Gaza "con la presenza dei palestinesi" nell'enclave "alla luce del loro attaccamento alla loro terra e del loro assoluto rifiuto dello sfollamento".
Il ministro degli Esteri ha inoltre espresso a Rubio "il pieno sostegno del mondo arabo e islamico, nonché della comunità internazionale" alla presenza dei palestinesi a Gaza.
Il Segretario di Stato americano, secondo una nota ufficiale, ha ringraziato Abdelatty per "gli sforzi di mediazione dell'Egitto volti a garantire il rilascio degli ostaggi, a mantenere le consegne di aiuti umanitari in tutta Gaza e ad accettare le evacuazioni mediche".
Il piano di Trump è stato bersagliato da critiche da parte di quasi tutte le diplomazie, anche da parte di Paesi tradizionalmente alleati degli Stati Uniti, come la Giordania.
Il presidente degli Stati Uniti ha affermato ieri che, secondo il suo piano per la Striscia di Gaza, i palestinesi sfollati in altri Paesi non avranno il diritto di tornare nell'enclave, rafforzando l'idea che il suo piano miri a un cambiamento permanente della situazione nella regione.