Esteri

Medio Oriente: 400 esponenti della cultura britannica chiedono a Israele di fermarsi

Redazione
 
Medio Oriente: 400 esponenti della cultura britannica chiedono a Israele di fermarsi

Un gruppo di scrittori - tra i quali Zadie Smith, Ian McEwan e Russell T Davies - ed esponenti della cultura britannica ha sottoscritto una lettera aperta, firmata da oltre 400 autori e organizzazioni, chiedendo un cessate il fuoco immediato a Gaza. La lettera, firmata anche da Jeanette Winterson, Irvine Welsh, Kate Mosse ed Elif Shafak, descrive la campagna militare di Israele nel territorio come "genocida", esortando le persone a unirsi a loro per "porre fine al nostro silenzio collettivo e all'inazione di fronte all'orrore".

Medio Oriente: 400 esponenti della cultura britannica chiedono a Israele di fermarsi

Israele afferma di stare lavorando per distruggere il gruppo armato palestinese Hamas e recuperare gli ostaggi presi. Ha respinto fermamente le accuse di genocidio , accuse che sono al vaglio anche della Corte Internazionale di Giustizia. Da parte sua l'UE afferma che gli attacchi israeliani a Gaza "vanno oltre quanto necessario" per combattere Hamas.

Secondo una valutazione dell'Integrated Food Security Phase Classification (IPC), sostenuta dalle Nazioni Unite, nei prossimi mesi mezzo milione di persone rischiano la fame.
La lettera degli autori è intitolata "Writers Demand Immediate Gaza Ceasefire" ed è curata dagli scrittori Horatio Clare, Kapka Kassabova e Monique Roffey.

In essa si sottolinea che Amnesty e Human Rights Watch, nonché esperti indipendenti nominati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, hanno, a loro dire, "chiaramente identificato un genocidio o atti di genocidio a Gaza, perpetrati dalle Forze di difesa israeliane e diretti dal governo di Israele".

Gli autori chiedono "l'immediata distribuzione senza restrizioni di cibo e aiuti medici a Gaza da parte delle Nazioni Unite" e un cessate il fuoco "che garantisca sicurezza e giustizia per tutti i palestinesi, il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e il rilascio delle migliaia di prigionieri palestinesi trattenuti arbitrariamente nelle carceri israeliane".
Nella lettera si sostiene che se il governo israeliano non interviene, bisognerebbe imporre sanzioni.

Pur prendendo questa posizione, gli autori hanno anche utilizzato la lettera per "affermare senza riserve la nostra assoluta opposizione e disprezzo per l'antisemitismo e per i pregiudizi antiebraici e antiisraeliani".
La lettera prosegue: "Rifiutiamo e aborriamo gli attacchi, l'odio e la violenza – in forma scritta, orale e concreta – contro il popolo palestinese, israeliano ed ebraico in ogni sua forma. Siamo solidali con la resistenza del popolo palestinese, ebraico e israeliano alle politiche genocide dell'attuale governo israeliano".

Gli organizzatori hanno affermato che la lettera è stata redatta con il contributo di una dozzina di scrittori britannici, basandosi su un'altra lettera pubblicata sul quotidiano francese Libération all'inizio di questa settimana, firmata da 300 scrittori francofoni.
Il termine genocidio "non è uno slogan", afferma la lettera. "Comporta responsabilità legali, politiche e morali".

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