Esteri

Medio Oriente: quanto è realmente vicino un cessate in fuoco in Libano?

Redazione
 
Medio Oriente: quanto è realmente vicino un cessate in fuoco in Libano?
Mentre si moltiplicano voci e segnali di un possibile cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah, la guerra continua, con un susseguirsi di scambi di attacchi. Una prima, significativa conferma che la difficile trattativa sta andando avanti, anche se restano molte incognite, arriva da una fonte israeliana - definita ''un alto funzionario'' -, secondo cui il governo di Benjamin Netanyahu sarebbe pronto a dire sì al piano americano per mettere fine almeno a questa parte del più vasto conflitto in Medio Oriente. La decisione potrebbe essere presa nel corso della riunione del gabinetto di sicurezza israeliano, che dovrebbe riunirsi oggi.
Se questo tanto atteso sì dovesse arrivare, ad annunciare il cessate il fuoco sarebbero il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e quello francese, Emmanuel Macron.

Anche a Washington spira il vento dell'ottimismo, anche se resta la cautela perché tutto potrebbe essere rimesso in discussione se uno dei contendenti dovesse eccepire qualcosa sull'accordo che avrebbe già avuto l'assenso del Libano, al cui esercito, dispiegato nelle zone cuscinetto tra Israele ed Hezbollah, avrebbe un compito delicatissimo, che dovrebbe prima passare da un riarmo di cui si farebbe, presumibilmente, carico l'Occidente.
Il piano, almeno nelle parti che sono trapelate, prevede che l'IDF ritiri le sue unità oggi dispiegate in Libano, sostituite da quelle dell'esercito di Beirut. Una fase che potrebbe essere completata in due mesi, trascorsi i quali potrebbe cominciare il ritorno, nel nord di Israele, di migliaia di persone sfollate dopo l'inizio dei lanci di razzi da parte di Hezbollah.

A fare temere sull'esito finale della trattativa ci sono le perplessità di Israele legate al possibile riesplodere del conflitto, anche per un lancio di razzi. Eventualità davanti alla quale Gerusalemme vorrebbe avere riconosciuta la possibilità di rispondere.

Ma in Israele un accordo potrebbe non essere condiviso da tutti, dal momento che una parte consistente della società reclama la vittoria totale su Hamas, pur nella considerazione che se un accordo è stato raggiunto con Hezbollah, nulla vieta di pensarne un altro con il gruppo che controllava militarmente Gaza, alimentando quindi la speranza di potere vedere tornare gli ostaggi. Un altro fatto da tenere in considerazione è la presenza di ''ultra-falchi'' dentro il governo Netanyahu, come il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir che ha già preso le distanza, dicendo di avere consigliato al primo ministro di continuare la guerra nel nord finché il nemico non sarà completamente sconfitto.
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