In primo piano su tutti i media internazionali gli attacchi con droni contro Flottilla a Gaza. Italia e Spagna, riferisce la CNN, hanno confermato di aver inviato proprie imbarcazioni militari in soccorso, mentre gli attivisti accusano Israele di essere dietro alle esplosioni che, secondo il Global Solidarity Flotilla (GSF), hanno colpito diverse navi nei giorni scorsi, a poche giornate dall’arrivo previsto nell’enclave.
Flottilla, Italia e Spagna inviano unità militari. Onu chiede indagine indipendente
In una nota, l’organizzazione ha denunciato “un’escalation pericolosamente allarmante” con esplosioni mirate e oggetti non identificati lanciati sulle imbarcazioni, causando danni e ostacolando le comunicazioni. A bordo della flottiglia si trovano circa 500 partecipanti disarmati, tra cui cittadini italiani, svedesi e spagnoli. Juan Bordera, parlamentare spagnolo, ha parlato di un “incubo folle” vissuto dagli attivisti e ha chiesto un intervento coordinato dell’Unione europea.
Intanto il ministero della Difesa israeliano ha ribadito che la flottiglia non potrà attraccare a Gaza, offrendo però il trasferimento degli aiuti attraverso il porto israeliano di Ashkelon o in porti di Paesi terzi. Secondo Israele, gli organizzatori avrebbero rifiutato questa opzione, perseguendo una “linea d’azione violenta”. Le Nazioni Unite hanno chiesto un’indagine indipendente sugli attacchi.
Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati, ha scritto che le imbarcazioni sono state prese di mira almeno 14 volte tra Tunisi e Creta, e che quattro di esse necessitano ora di riparazioni urgenti. Anche l’Alto commissariato Onu per i diritti umani, tramite il portavoce Thameen Al-Kheetan, ha sollecitato un’inchiesta imparziale. L’Italia ha inviato la fregata Fasan, come confermato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, mentre il titolare della Farnesina Antonio Tajani ha avviato un dialogo diretto con il governo israeliano per garantire il passaggio degli aiuti umanitari.
A sua volta, il premier spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato la partenza da Cartagena della nave da pattugliamento oceanico Furor, dotata di equipaggio medico e risorse di soccorso. La missione, ha spiegato Sánchez da New York, non prevede di scortare la flottiglia, ma di fornire assistenza in caso di emergenza. Secondo El País, Madrid e Roma hanno avviato contatti per coordinare le operazioni, valutando anche il coinvolgimento di altri Paesi come l’Irlanda. Nel frattempo, da Israele giunge un’altra notizia riportata da Haaretz: il governo Netanyahu ha avviato colloqui con la Siria sulla sicurezza nella regione sudoccidentale, con particolare attenzione alla protezione della minoranza drusa. Israele avrebbe posto come condizioni la smilitarizzazione dell’area e garanzie sugli interessi strategici nazionali.
Parallelamente, l’Europa deve fronteggiare un’altra emergenza: quella dei droni che hanno violato più volte lo spazio aereo danese, costringendo alla chiusura temporanea di diversi aeroporti. La BBC riferisce che il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen ha parlato di “attacco ibrido” condotto da mani professionali, pur sottolineando che al momento non ci sono prove del coinvolgimento diretto della Russia.
Anche il ministro della Giustizia Peter Hummelgaard ha definito l’episodio un’operazione studiata per generare paura. Martedì è stato chiuso lo scalo di Aalborg, mentre in precedenza era toccato all’aeroporto di Copenaghen, in quello che il primo ministro Mette Frederiksen ha definito “l’attacco più grave alle infrastrutture critiche danesi fino ad oggi”. Gli episodi non sono isolati: nelle ultime settimane incursioni simili hanno interessato anche Germania, Svezia e Norvegia, mentre droni russi hanno oltrepassato lo spazio aereo di Polonia e Romania. Si tratterebbe, secondo diversi analisti, di azioni tipiche della cosiddetta “zona grigia”, concepite da Mosca per testare la reattività della NATO e punire i Paesi che sostengono Kiev.
Come ricorda la BBC, il ministero danese ha la capacità tecnica di abbattere i droni, ma lo considera rischioso in aree densamente abitate, specie nei pressi di aeroporti. The Guardian aggiunge che Copenaghen sta valutando la possibilità di invocare l’articolo 4 del trattato NATO – che prevede consultazioni urgenti tra gli alleati – anche se una decisione definitiva non è ancora stata presa.
La questione dovrà essere affrontata con urgenza, dato che mercoledì prossimo la capitale danese ospiterà un vertice dei leader europei, protetto da una massiccia operazione di sicurezza. Dall’altra parte dell’Atlantico, la CNN segnala che la Casa Bianca si prepara a uno scenario drammatico: la chiusura del governo federale per mancanza di fondi.
L’Office of Management and Budget ha inviato alle agenzie federali un promemoria in cui chiede di predisporre piani per licenziamenti di massa, colpendo i programmi non coperti da obblighi legali. È un passo inedito che segna un’escalation nello scontro tra l’amministrazione Trump e i democratici al Congresso. Il leader democratico al Senato Chuck Schumer ha definito l’iniziativa “un tentativo di intimidazione”, accusando Trump di usare i licenziamenti per spaventare i funzionari federali.
Il nodo del contendere resta il rinnovo dei finanziamenti federali, che scadranno il 30 settembre. I democratici chiedono di prorogare i sussidi rafforzati per l’Affordable Care Act, mentre la Casa Bianca insiste per una proroga “pulita” priva di condizioni. Nel frattempo, i piani di emergenza non sono stati ancora pubblicati, a differenza di quanto avvenuto in altre occasioni, alimentando ulteriore incertezza. Se il blocco dovesse concretizzarsi, resterebbero attivi i servizi essenziali – dalla sicurezza sociale al controllo del traffico aereo – ma molte attività, dai musei ai prestiti federali, subirebbero interruzioni con conseguenze dirette per milioni di cittadini.