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Attentato Magdeburgo: il movente resta un mistero, montano le polemiche sulle falle della sicurezza

Redazione
 
Attentato Magdeburgo: il movente resta un mistero, montano le polemiche sulle falle della sicurezza

A distanza di alcuni giorni dall'attentato contro il mercatino di Natale di Magdeburgo (che ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di molte altre decine), restano ignoti i motivi dell'azione compiuta da Taleb Al Abdulmohsen, di origine saudita e residente da anni in Germania, dove aveva ottenuto il riconoscimento di richiedente asilo nel 2016.

Attentato Magdeburgo: il movente resta un mistero

Il mistero del movente è legato alla personalità controversa dell'omicida che, dopo essersi dichiarato anti-islamico, con il suo gesto ha colpito un punto di ritrovo del cristianesimo.
Con il passare dei giorni montano le polemiche sulle evidenti falle della sicurezza tedesca che, nonostante diverse segnalazioni sulle ripetute intolleranze dell'uomo, non lo aveva ritenuto potenzialmente pericoloso.
Eppure, come documentato, durante la sua permanenza nel Meclemburgo-Pomerania anteriore, dove ha vissuto dal 2011 all'inizio del 2016 e dove aveva completato parte della sua formazione specialistica - fa psichiatra - a Stralsund, aveva più volte minacciato coloro che, a suo avviso, non rispettavano le sue idee.

Tra le minacce formulate c'era stata anche quella di emulare gli attentatori della strage alla maratona di Boston, del 15 aprile del 2013.
Su di lui, peraltro, c'erano anche diffidenza sulla sua professionalità.
Come riferisce un articolo della Mitteldeutsche Zeitung, secondo cui tra il personale del penitenziario di Bernburg, a sud di Magdeburgo, dove Abdulmohsen lavorava come specialista in psichiatria da marzo 2020, era stato coniato per lui il soprannome di ''Dottor Google", perché prima di ogni diagnosi consultava la rete. Tra le singolarità delle terapie promosse dallo psichiatrica ce ne sono alcune ancora ricordate nel penitenziario di Bernburg, come quando, coordinando la terapia dei criminali tossicodipendenti, ad alcuni di loro, che gli avevano chiesto come liberarsi dalla schiavitù per la droga, diceva: ''L’alcol fa bene, il miele fa male''.

Alcuni detenuti alla fine si sono rifiutati di continuare a farsi curare da lui. Dall'articolo della Mitteldeutsche Zeitung si apprende anche che recentemente non gli è più stato permesso di esercitare presso la clinica specialistica Salus, che si trova direttamente accanto alla prigione di Bernburg per avere prescritto medicinali che, se assunti, avrebbero potuto mettere a rischio la vita dei pazienti.

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