Se pensavate che il destino di una relazione sentimentale fosse segnato solo da pile di piatti non lavati o dalla sempiterna domanda sul perché la tavoletta del gabinetto non è alzata, preparatevi a un aggiornamento sorprendente. Un recente studio, pubblicato pochi giorni fa su The Times e frutto della collaborazione tra l'Università di Padova e il prestigioso Max Planck Institute for Demographic Research (MPIDR), ha svelato una scomoda verità: la politica può essere una vera e propria miccia per l'amore.
Amore & Politica: divergenze ideologiche aumentano il rischio di rottura fino al 60%
Per trent'anni, ricercatori come Alessandro Di Nallo del Max Planck Institute e il professor Bruno Arpino dell'Università di Padova, hanno scandagliato i dati di migliaia di coppie britanniche, attingendo al British Household Panel Study e allo UK Household Longitudinal Study.
Il verdetto è chiaro, e forse un po' amaro per chi ama il dibattito acceso a cena: le coppie con opinioni politiche divergenti hanno un rischio di separazione superiore del 38% rispetto a quelle che marciano ideologicamente all'unisono. E se la discordia riguarda un tema divisivo come la Brexit? La percentuale schizza a un vertiginoso +60% nel rischio di rottura.
Scendiamo nel dettaglio, numeri alla mano, perché l'amore, a quanto pare, non è solo poesia, ma anche statistica. La ricerca dimostra che le coppie "politicamente affini" – pensate a due sostenitori convinti dello stesso partito – registrano un tasso annuo di separazione dello 0,77%. Nulla di cui preoccuparsi, penserete.
Ma ecco il colpo di scena: se le differenze politiche si fanno sentire, il tasso sale all'1,06%. E l'apice si raggiunge con la famigerata Brexit: se i partner si trovavano su fronti opposti (un "Remain" e un "Leave"), la probabilità di rottura balza all'1,8% all'anno. "La politica non è solo una questione di opinioni – ha spiegato Alessandro Di Nallo, uno dei ricercatori coinvolti nello studio – è un riflesso profondo dei valori, delle credenze fondamentali che legano le persone.
Quando queste sono in disaccordo, la stabilità della coppia si indebolisce." Insomma, il cuore batte, ma se vota diversamente, rischia l'aritmia. E qui arriva la parte più sorprendente: l'impatto delle divergenze politiche sulla durata di una relazione si è dimostrato simile, se non addirittura superiore, a quello che hanno le differenze di religione o di livello di istruzione tra i partner. Questo suggerisce che, nell'era moderna, le affinità politiche sono diventate un "collante" o, ahimè, un "elemento di frattura" tanto potente quanto i tradizionali fattori socio-demografici.
Di Nallo ha aggiunto un tassello importante: "Sono state condotte ricerche approfondite sulle cause della rottura di una coppia: fattori come la differenza di età, l'etnia o le differenze di personalità vengono spesso citati. Ma anche le opinioni politiche dovrebbero essere considerate, equesto aspetto non è mai stato studiato prima. La nostra ricerca colma questa lacuna, dimostrando che le preferenze politiche possono svolgere un ruolo cruciale nella stabilità della relazione."
E per chi pensa che la soluzione sia ignorare tutto e vivere nell'apatia politica, lo studio ha una brutta notizia: anche le coppie in cui almeno uno dei partner è politicamente indifferente o non ha un'opinione chiara su temi chiave come la Brexit, mostrano tassi di separazione più alti rispetto a quelle con posizioni condivise. Morale della favola: il dialogo, anche acceso, sembra essere preferibile al "muro del silenzio".
A quanto pare, il vero problema non è litigare, ma non avere nulla per cui litigare (o su cui essere d'accordo). La politica, insomma, non è più un argomento da relegare al bar o ai talk show serali. Ha il suo peso, e non da poco, anche tra le mura domestiche. . Dopotutto, come suggerisce Di Nallo, "Indipendentemente da come viene condotta, la politica influenza i valori, le famiglie e la società nel suo complesso.". Forse è il caso di aggiungere al corredo da sposi, accanto al servizio buono e alle tovaglie ricamate, anche un buon manuale di "diplomazia domestica" o, perché no, un abbonamento a tutti i principali quotidiani. Magari, così, si eviteranno divorzi per "incompatibilità elettorale" e le discussioni sui piatti sporchi torneranno ad essere il nostro problema più grande.