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Licenziamenti record negli Stati Uniti, oltre un milione di posti tagliati, IA tra le cause principali

Redazione
 
Licenziamenti record negli Stati Uniti, oltre un milione di posti tagliati, IA tra le cause principali
Ottobre 2025 si chiude con un dato allarmante per il mercato del lavoro americano. Secondo il rapporto della società di consulenza Challenger, Gray & Christmas, le aziende statunitensi hanno annunciato 153.074 licenziamenti, un aumento del 175% rispetto allo stesso mese del 2024 e del 183% rispetto a settembre. È il totale più alto per un mese di ottobre dal 2003, quando i tagli raggiunsero 171.874 unità.

Licenziamenti record negli Stati Uniti, oltre un milione di posti tagliati

Dall’inizio dell’anno, i licenziamenti complessivi toccano quota 1.099.500, con un incremento del 65% rispetto ai primi dieci mesi del 2024 e del 44% rispetto all’intero anno precedente. Si tratta del livello più elevato dal 2020, quando la pandemia portò a oltre 2,3 milioni di posti eliminati. Andy Challenger, Chief Revenue Officer della società ha spiegato: “La corsa ai tagli è ben sopra la media stagionale. La diffusione dell’intelligenza artificiale, la contrazione dei consumi e l’aumento dei costi stanno spingendo molte aziende a ridurre personale o a bloccare le assunzioni. Chi perde il lavoro oggi incontra più difficoltà nel trovare una nuova occupazione”.

A sorprendere non è solo la quantità, ma anche la tempistica, nel passato recente, infatti, le aziende tendevano a evitare i licenziamenti nel quarto trimestre, per non incorrere in un danno reputazionale durante il periodo natalizio. La tendenza, però, si è invertita, segno di una pressione crescente sui bilanci.

Il settore tecnologico si conferma il più colpito, con 33.281 posti eliminati solo a ottobre, in forte crescita rispetto ai 5.639 di settembre. Da gennaio a ottobre le aziende hi-tech hanno tagliato 141.159 posizioni, il 17% in più rispetto al 2024. Segue la logistica, con 47.878 posti cancellati in un solo mese e un totale annuo di oltre 90.000, spinta dall’automazione e dal ridimensionamento post-pandemia. Anche il commercio al dettaglio continua a soffrire: 88.664 licenziamenti da inizio anno (+145%), mentre il settore dei servizi ne ha annunciati 63.580 (+62%). In crescita anche i tagli nelle aziende di beni di consumo (+21%) e nel non profit, dove la riduzione dei fondi pubblici ha provocato un aumento del 419% dei licenziamenti.

Tra le motivazioni più ricorrenti dei tagli spiccano il contenimento dei costi (50.437 casi in ottobre) e l’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale (31.039 tagli nel mese, 48.414 da inizio anno), seguiti dalle difficoltà di mercato e dalle chiusure di stabilimenti e filiali.

Il dato sulle nuove assunzioni completa un quadro preoccupante, solo 488.077 piani di reclutamento annunciati nei primi dieci mesi del 2025, in calo del 35% rispetto al 2024 e al livello più basso dal 2011. Anche l’occupazione stagionale, solitamente sostenuta nel periodo pre-natalizio, è in forte rallentamento. “Con tassi d’interesse in calo, potremmo assistere a un rimbalzo a fine anno, ma non ci aspettiamo un’ondata di assunzioni”, conclude Challenger.
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