Economia

Inflazione: il caro casa frena la crescita nel 2024

Redazione
 

L’inflazione in Italia è tornata a salire, principalmente a causa dell’aumento dei costi per la casa. Secondo gli ultimi dati, a gennaio il tasso di inflazione ha raggiunto l’1,5% su base annua rispetto all’1,3% di dicembre, mentre l’indice armonizzato calcolato secondo i criteri dell’Unione Europea è salito all’1,7% dall’1,4% del mese precedente, toccando così il livello più alto da ottobre 2023.

Inflazione: il caro casa frena la crescita nel 2024

 «Nonostante questi dati, la domanda dei consumatori resta debole e questo potrebbe favorire una riduzione dei prezzi dei servizi nei prossimi mesi. La Banca Centrale Europea ha già avviato un percorso di graduale riduzione dei tassi di interesse e, salvo sorprese, dovrebbe continuare su questa strada, portando il tasso sui depositi al 2% entro giugno. Continueremo a monitorare, come sempre, l’andamento dei prezzi e a segnalare eventuali criticità per famiglie e imprese, con l’obiettivo di garantire un equilibrio tra crescita economica e stabilità finanziaria» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara (in foto).

Nel mese di gennaio, i prezzi sono aumentati dello 0,6% rispetto a dicembre secondo l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), mentre l’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che tiene conto delle variazioni stagionali dei saldi, come quelli su abbigliamento e calzature, ha registrato una flessione dello 0,7%.

Analizzando i dati nel dettaglio, l’incremento maggiore si registra nella categoria che comprende i costi per l’abitazione, l’acqua, l’elettricità e i combustibili, con un rialzo del 2,4% in un solo mese. Significativi anche gli aumenti nel settore alimentare (+1%) e in quello del tempo libero, spettacoli e cultura (+0,9%). Quest’ultimo comparto ha mostrato la crescita più marcata su base annua, passando dall’0,9% all’1,8%. Anche le spese per la casa tornano in positivo (+0,8%) dopo la stabilità di dicembre.

È quanto spiega il Centro Studi di Unimpresa, secondo cui nel 2025 l’inflazione in Italia, calcolata con il metodo armonizzato europeo, si attesterà in media all’1,8%, riducendo il divario con l’Eurozona. Tuttavia, l’andamento dei prezzi dell’energia resta un fattore chiave: eventuali nuove tensioni internazionali o interventi politici, come l’ipotesi di nuove tariffe commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, potrebbero cambiare il quadro economico e influenzare l’evoluzione dell’inflazione nei prossimi mesi.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, a differenza di quanto accade nell’Eurozona, dove l’energia ha ripreso a crescere, in Italia i prezzi del settore energetico restano più bassi rispetto all’anno precedente (-0,7%), ma la tendenza sta cambiando. Nel solo mese di gennaio, l’energia ha registrato un aumento del 3,4%, con un’impennata del 14,5% per le tariffe regolamentate, ovvero quelle fissate dalle autorità, che su base annua segnano un rialzo del 27,8%, più del doppio rispetto al 12,7% registrato a dicembre.

L’inflazione di fondo, ovvero l’aumento dei prezzi esclusi i beni più volatili come energia e prodotti alimentari freschi, è rimasta stabile all’1,8% annuo, con una crescita dello 0,2% su base mensile, in linea con il mese precedente.

Tuttavia, il cosiddetto “carrello della spesa”, che comprende i beni di largo consumo come alimentari e prodotti per la casa, ha registrato un forte incremento, con un aumento dello 0,9% nel mese e una crescita annua dell’1,8%. Sul fronte europeo, l’inflazione nell’Eurozona è salita al 2,5% annuo a gennaio rispetto al 2,4% di dicembre, con un calo mensile dello 0,3%.

Il tasso di inflazione “core”, che esclude energia, alimentari, alcol e tabacco per fornire una misura più stabile dell’andamento dei prezzi, è rimasto fermo al 2,7%. Anche in Europa l’energia ha ripreso a correre, con un aumento del 2,9% su base mensile e dell’1,8% annuo, tornando così a spingere il tasso di inflazione complessivo, come non accadeva da luglio 2023.

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