Bisonti, cavalli, cervi, mani e segni misteriosi furono dipinti o incisi durante i millenni in cui fu abitata la grotta di Altamira, in Spagna, fra 36.000 e 13.000 anni orsono, in un luogo che rende visibile la massima rappresentazione dello spirito creativo umano. Le tecniche artistiche utilizzate, che variano dal disegno alla pittura all’incisione, il rimodellamento delle forme, i grandi formati e la tridimensionalità, il naturalismo, l'astrazione e il simbolismo, è già tutto nelle pitture preistoriche di Altamira, estese su oltre 290 metri, anche il maggior numero è riunito soprattutto nella Sala Policroma.
Qui, le rappresentazioni più grandi sono cavalli e bisonti, lunghi tra 125 e 170 cm, e un cervo, lungo più di due metri. Lo stile mostra che per prima cosa si tracciava il contorno con una linea nera a carboncino, riempita poi con il colore. In alcune figure di bisonti, il cambiamento di colore della pancia veniva contrassegnato con vernice nera oppure era utilizzata una matita di carbone per rendere i dettagli, vivi come piccole foto impresse nella pietra.
Grotta di Altamira, nuove scoperte di arte paleolitica
Oggi, nell’ambito del progetto ‘El primer arte de la Humanidad, la cueva de Altamira’, la scoperta nella grotta di nuove figure e incisioni, sempre risalenti al Paleolitico, conferma l'enorme potenziale che la zona ha per i ricercatori, e anche che nelle diverse gallerie si trova molta più arte rupestre di quanto si sapesse fino ad ora. I risultati del progetto sono stati pubblicati nel numero XXIX della rivista dell'Istituto di Preistoria e Archeologia 'Sautuola', diretta da Eusebio Dohijo: la direttrice del sito di Altamira, Pilar Fatás, assicura che queste scoperte permettono di "aprire una porta" sul passato e continuare a studiarlo.
La ricerca ha permesso di documentare 33 figure, rappresentazioni di animali, realizzate in in rosso e carboncino nero: si trovano su una parete di 28 metri situata nel settore 5 della cavità. Grazie ai nuovi ritrovamenti è stato possibile datare le figure già identificate rispetto ai dipinti della Sala policroma, che è la parte più conosciuta, permettendo di continuare a completare l'inventario delle rappresentazioni di arte rupestre all'interno della grotta, in cui l’accesso, grazie alle tecnologie attuali, è possibile anche in aree finora interdette per preservarle.
Fatás ha anche sottolineato l'importanza del soffitto policromo come compendio di 20.000 anni di arte preistorica in uno spazio di 150 metri quadrati, evidenziando che il progressivo studio monografico dei diversi settori e superfici della grotta di Altamira consentirà nuovi sviluppi nella comprensione globale dell’arte paleolitica, in particolare aiutando i ricercatori ad acquisire una comprensione più affidabile del valore della grafica per le società paleolitiche e dell'interpretazione dell'arte dell’epoca. Lo studio pubblicato indica che le nuove scoperte inducono a datare queste espressioni grafiche alla seconda metà del Gravettiano (tra 32.500 e 24.500 anni fa), con un'attività ben precisa, incentrata sull'incisione e su figure costituite da linee molto semplici.