Poco più di quindici anni fa - che possono sembrare tanti, soprattutto quando si parla di economia - la Grecia era un Paese in default, con un debito pubblico che correva senza freni e che impose l'arrivo da Bruxelles di un piano durissimo per riportare Atene nell'alveo europeo.
Grecia, il miracolo di Atene: dall'inferno del debito pubblico all'attivo di oggi
Oggi la Grecia vive un periodo in cui il dramma (perché di dramma si deve parlare) del Paese è un ricordo, anche se la popolazione non ha certo cancellato gli enormi sacrifici che ha dovuto affrontare.
Ma ora il ministro delle Finanze greco Kostis Hatzidakis si trova in una situazione che la maggior parte dei suoi colleghi della zona euro invidierebbe. Perché le entrate fiscali stanno aumentando più del previsto. Lo scorso anno, nelle casse dello Stato sono entrati 68,8 miliardi di euro, che sono tanti, ma soprattutto quasi due miliardi in più rispetto a quanto preventivato. E siccome Hatzidakis ha speso meno del previsto nello stesso periodo, il risultato finale è un avanzo di bilancio di 369 milioni di euro.
Una cosa che dovrebbe fare gridare al miracolo, se non fosse la conseguenza delle rigidissime misure adottate dalla ''trojka'' (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) e che i greci hanno pagato sulla loro pelle, privandosi spesso anche delle spese necessarie. Come quelle mediche, come accaduto qualche anno fa, con la gente costretta a ricorrere a medici e farmacisti compassionevoli.
Il Ministero delle Finanze, che certo non è dispiaciuto dall'essere stato clamorosamente smentito, aveva previsto un deficit di 3,6 miliardi. Ancora più impressionante: l'avanzo nel saldo primario del bilancio, che esclude il servizio del debito, è stato quasi il doppio di quanto precedentemente stimato, pari a 8,7 miliardi di euro.
La Grecia, quindi, da reietta d'Europa è ora un Paese che dovrebbe essere preso ad esempio.
Nel 2009 aveva aveva un deficit di bilancio pari al 15,2% del prodotto interno lordo. Una percentuale record nella zona euro che non è stato ancora battuto e che ha segnato l'inizio della crisi del debito sovrano greco.
Quindi il consolidamento fiscale che è stato raggiunto negli ultimi anni appare ancora più sorprendente. Grazie alla forte crescita economica, alla rigorosa gestione fiscale e ai rimborsi anticipati, la Grecia ha ridotto il suo rapporto debito pubblico/PIL più rapidamente di qualsiasi altro Paese della zona euro dal 2020: di oltre 55 punti percentuali, dal 209,4 al 154 percento del PIL.
Hatzidakis ha rimborsato 7,93 miliardi di euro di prestiti di aiuto all'inizio dello scorso dicembre. Quest'anno prevede di rimborsare altri 5,3 miliardi, la cui scadenza è prevista tra il 2031 e il 2042.
La Grecia aveva già superato significativamente i suoi obiettivi di bilancio nel 2023. Il deficit ammontava a 3,76 miliardi di euro. Il ministro delle Finanze aveva previsto un deficit di 8,34 miliardi di euro. I ricavi sono stati superiori di 1,8 miliardi di euro rispetto al piano, mentre le spese sono state inferiori di 2,77 miliardi di euro alle aspettative.
La cosa che dovrebbe servire da lezioni dalle nostre parti è che il Ministero delle Finanze deve le entrate aggiuntive degli ultimi due anni soprattutto ai successi nella lotta all'evasione fiscale, confermando che digitalizzazione dell'amministrazione finanziaria paga.
Ad aiutare il Paese a conseguire i risultati positivi c'è anche la scelta delle autorità fiscali di offrire incentivi ai consumatori affinché rinuncino al contante, con una lotteria che dà, ad ogni transazione fatta con la carta, un biglietto. Ogni mese la lotteria regala centinaia di premi, distribuendo sino a 50 mila euro al possessore del biglietto estratto per prima.
Hatzidakis ha fatto della lotta all’evasione fiscale, oltre che un obiettivo primario, anche "compito di politica sociale". Da quando è entrato in carica, nel 2019, il governo del primo ministro Kyriakos Mitsotakis, conservatore, ha tagliato le tasse e i contributi previdenziali in generale, riducendo l'aliquota dell'imposta sulle società (dal 24 al 22 per cento) e l' imposta sulla proprietà.
La prossima mossa del governo dovrebbe essere il varo di un programma di sussidi a favore dei redditi più bassi, con contributi da 10 mila e 40 mila euro all'anno, di cui beneficerebbe una platea di tre milioni e mezzo di contribuenti.