Economia

Non è un paese per giovani (imprenditori): in 5 anni chiuse 35.600 attività, Italia sempre più ostile al futuro

Redazione
 
Non è un paese per giovani (imprenditori): in 5 anni chiuse 35.600 attività, Italia sempre più ostile al futuro

L’Italia sta diventando sempre meno un Paese per giovani imprenditori. Nei settori chiave del commercio, della ricettività e della ristorazione, tra il 2019 e il 2024 sono scomparse oltre 35.600 imprese guidate da under 35, con un crollo del 22,9%, ben più marcato rispetto al -7,2% registrato complessivamente nello stesso periodo e più che quadruplo rispetto al -5% delle attività condotte da over 35 negli stessi ambiti: è il quadro a fosche tinte che emerge da un’analisi condotta da Confesercenti sui dati camerali delle imprese registrate nel commercio, nella ricettività e nei servizi di ristorazione e bar.

Non è un paese per giovani (imprenditori): in 5 anni chiuse 35.600 attività, Italia sempre più ostile al futuro

Sulle imprese di commercio e turismo pesano l’eccesso di competizione, amplificato dall’ascesa dell’economia delle piattaforme web, una domanda interna ancora debole e l’elevato carico fiscale e burocratico. Un mix di ostacoli che colpisce tutte le attività, ma che diventa quasi insormontabile per quelle giovanili - commenta Nico Gronchi, Vicepresidente vicario di Confesercenti e Presidente di Assoterziario (in foto) -. Il risultato è un tessuto imprenditoriale sempre più anziano e assottigliato: un paradosso per un Paese che un tempo era considerato la patria dell’impresa diffusa e delle ‘ditte’ individuali. Se non vogliamo archiviare questa Italia, servono azioni concrete a sostegno dell’impresa indipendente e dei territori: meno fisco, più formazione e, soprattutto, più governo dello sviluppo. Un tempo i comuni redigevano piani commerciali e urbanistici, programmando servizi e attività economiche. Oggi a dettare le regole è il web: si chiudono le città al traffico privato, ma si aprono le porte a un flusso incessante di corrieri, che consegnano ormai un miliardo di pacchi l’anno. Le case vacanze spuntano come funghi, svuotando i centri storici di residenti. È una trasformazione rapida, accelerata dalla pandemia, che ha spinto commercio e turismo in una fase di evoluzione tumultuosa. Ma è un cambiamento che non stiamo governando: e il prezzo lo pagano i territori, con un’emorragia di iniziativa economica che li impoverisce giorno dopo giorno”.

Nel 2024, solo un’impresa su dieci nei comparti considerati è guidata da giovani, una quota che scende dal 12,1% del 2019 e che conferma una progressiva uscita delle nuove generazioni dal tessuto imprenditoriale nazionale. Complessivamente, in tutti i settori economici, le imprese giovanili perse in cinque anni sono oltre 70mila, la metà concentrate proprio in commercio, turismo e ristorazione. Il calo è più acuto nei comuni di media dimensione: -23% nei centri tra 15.000 e 50.000 abitanti, -24,2% in quelli tra 50.000 e 250.000.

A livello regionale, le contrazioni peggiori si registrano in Umbria, Sardegna, Calabria, Abruzzo, Sicilia e Toscana, tutte con cali superiori al 24%. Le macroaree più colpite sono le Isole (-28,4%), il Mezzogiorno (-25,5%) e il Centro (-25,2%), a fronte del -17,8% del Nord-Ovest e del -14,3% del Nord-Est. Questo declino è accompagnato da un progressivo invecchiamento dell’imprenditoria: l’età media nei comparti sale da 50 a 51,3 anni, con punte di 54,1 in Liguria e 53,4 in Valle d’Aosta, mentre le età più basse si registrano in Puglia (49,8), Lazio (50,4), Campania (50,7) e Sicilia (50,8).

A rendere il contesto ancora più difficile è un mercato altamente competitivo: il 34,4% delle imprese nate nel 2019 ha già cessato l’attività entro il 2024, percentuale che sale al 43,1% nella ristorazione. Il fenomeno è più grave al Sud, dove la mortalità supera la media nazionale in Sicilia e Calabria (oltre il 38%), con Campania, Basilicata e Sardegna poco sotto il 35%.

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