Oggi è stato Giancarlo Giorgetti a guadagnarsi la scena, parlando di un po' tutto quel che riguarda il suo dicastero, non lesinando qualche frecciatina (a Paolo Savona, presidente recalcitrante della Consob) e dicendo la sua anche in materia di energia.
Giorgetti a tutto campo: dal golden power al nucleare
Il primo punto su cui il Giorgetti-pensiero è stato molto chiaro ha riguardato la delicata vicenda dell'ops lanciata da UniCredit nei confronti di Bpm e sulla possibilità data al governo di esercitare il golden power.
Ai giornalisti, incrociati davanti al Senato, il titolare del Mef ha detto che "c’è un golden power che prevede una procedura di monitoraggio, che è stata avviata. Nella procedura di monitoraggio Unicredit e Banco Bpm hanno fatto le loro osservazioni. Noi dovremo dare una risposta a queste osservazioni nell’ambito del monitoraggio".
"Nel frattempo - ha aggiunto - hanno deciso, ed è un loro diritto, di andare in tribunale (tutti vanno in tribunale in questo Paese, la causa non si nega a nessuno) e la cosa si incasina".
E, in questo scenario, Giorgetti ha avuto modo di ribadire la perfetta assonanza tra Mef e Palazzo Chigi ("assoluto coordinamento", ha detto) come a sottolineare che, alla fine, la risposta sarà data con una voce sola, che non lascerà spazio a interpretazioni o dietrologie.
Per essere uno che passa per soppesare le parole (quando decide di parlare), Giancarlo Giorgetti è stato molto esplicito su come la pensa sull'ipotesi, ventilata dal diretto interessato, di abbandono della guida della Consob da parte di Paolo Savona, "se non più gradito", dopo la sospensione per 30 giorni dell'ops di UniCredit.
Tranchant il giudizio del Ministro: "Le dimissioni non si annunciano, ma si danno, è chiaro?", quasi a volere ridimensionare la portata della possibilità che Savona lasci la Consob, trattando l'annuncio alla stregua di un "penultimatum".
"Se ci fosse un minimo di disallineamento non trovereste l’annuncio delle dimissioni, ma trovereste le dimissioni, perché le dimissioni non si annunciano, ma si fanno. È chiaro?". Resta sempre, comunque, abbastanza nebuloso il momento, nell'ipotesi che l'Europa si faccia sentire sul dossier.
Poi, in aula, al Senato, dopo gli interventi sulla riforma della legge di contabilità, il ministro ha ribadito che "in un contesto come quello che stiamo vivendo, testimoniano i giudizi obiettivi non solo delle agenzie rating, ma anche quello più sostanziale dei risparmiatori che continuano ad avere fiducia nella Repubblica e continuano a sottoscrivere il nostro debito".
E sul punto Giorgetti ha detto anche altro, come quando ha affermato di volersi togliere "un altro sassolino": "ho visto oggi un nastro di agenzie con il miglioramento dell’outlook di nostre principali banche da stabile a positivo: qualcuno si ricorderà di ringraziare il governo, qualcun altro no, ma fa niente".
Politicamente rilevante le affermazioni di Giorgetti in materia di spesa per la difesa, quando ha ribadito che "storicamente i piani quinquennali sono stati un fallimento storico, economico e anche politico", ma, comunque, "c’è un settore in cui il Paese una politica industriale se la deve dare ed è l’industria della difesa", su cui, ha aggiunto rivolto all'aula, "sarete chiamati a valutare ingenti risorse da destinare alla difesa. l'offerta inevitabilmente deve essere in qualche modo guidata e consigliata. E anche il nostro governo, rispetto ai campioni nazionali, è chiamato a fare la propria parte".
Infine, l'energia, argomento sul quale Giorgetti ha sparato bordate sulle "scelte scelerate" fatte in passato: "Rispetto alle osservazioni che ci sono arrivate dagli industriali, in particolare sul costo dell’energia, dobbiamo guardarci tutti quanti allo specchio e guardarci indietro. Alle scelte scellerate che sono state fatte nel passato e che hanno privato questo Paese da una fonte di energia che l’avrebbe reso veramente sovrano ed indipendente, cioè l’energia nucleare".