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“Fuori” di Mario Martone – Quando lo sguardo diventa carezza

Claudia Prati
 
“Fuori” di Mario Martone – Quando lo sguardo diventa carezza
Ci sono film che raccontano. E poi ci sono film che ascoltano. "Fuori", l’opera intensa e luminosa di Mario Martone, è uno di questi. Non grida, non spiega: osserva, accarezza, accompagna. Con pudore e con amore.

“Fuori” di Mario Martone – Quando lo sguardo diventa carezza

È la storia – vera, immaginata, sognata – di Goliarda Sapienza. Una donna che ha fatto della scrittura un gesto di sopravvivenza. Che ha sfidato i giudizi e le prigioni. Che ha cercato la libertà dentro se stessa, anche quando fuori c’erano solo mura e silenzi. A interpretarla è Valeria Golino, con un’intensità che emoziona e scompone, come uno sguardo che si posa dove nessuno aveva mai guardato davvero.

Accanto a lei, due presenze magnetiche: Matilda De Angelis e Elodie. Non sono comprimarie, ma onde dello stesso mare. Roberta e Barbara sono anime spezzate, ferite, vive. Tra loro e Goliarda nasce qualcosa che non ha bisogno di essere definito. È amore? È amicizia? È riconoscimento profondo tra chi sa cosa vuol dire sentirsi “fuori” da tutto? Forse è solo libertà.

Martone filma con dolcezza. Ogni inquadratura è un gesto gentile, ogni silenzio una dichiarazione. Non c’è bisogno di spiegare nulla: tutto accade negli occhi, nei respiri, nei corpi che si cercano e si sfuggono. Il carcere non è solo un luogo: è uno stato dell’anima. Ma anche un punto da cui si può rinascere, se si ha il coraggio di amare.

"Fuori" non è un film biografico. È un incontro. Un incontro tra donne, tra generazioni, tra vite che si parlano attraverso le parole e i corpi. È anche l’incontro – struggente e simbolico – tra Golino e la vera Goliarda, conosciuta da ragazza e poi “ritrovata” artisticamente quarant’anni dopo. In un cerchio che si chiude, ma che in realtà si apre ancora.

Alla fine della visione, resta un senso di gratitudine. Perché un film così non ti lascia semplicemente “uscire”. Ti cambia. Ti guarda. Ti fa sentire – anche solo per un istante – che non sei sola, che esiste un luogo dove “fuori” può voler dire finalmente “dentro”.
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