Esteri

La Francia, patria della libertà, vuole vietare TikTok ai minori

Redazione
 
La Francia, patria della libertà, vuole vietare TikTok ai minori

La Francia, culla della modernità politica e simbolo universale di libertà, sorprende il mondo con una decisione drastica, quella di vietare l’uso di TikTok ai minori di 15 anni. Non si tratta di una provocazione, ma di una raccomandazione ufficiale della commissione parlamentare d’inchiesta, che definisce il social cinese “una trappola algoritmica tossica e pericolosa per la salute mentale dei giovani”.

La Francia, patria della libertà, vuole vietare TikTok ai minori

Il paradosso è evidente. Proprio la Francia, che nel 1789 proclamò solennemente nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino che “la libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri”, oggi invoca una limitazione nell’uso dei social network per i più giovani. Una limitazione che, paradossalmente, si fonda sul principio stesso di libertà, difendere i minori da un meccanismo che compromette la loro capacità di scelta e di autodeterminazione.

La relazione presentata in Parlamento è durissima. Dopo mesi di audizioni con 178 esperti e oltre 30mila contributi raccolti dalla consultazione cittadina, i deputati parlano di un “social fuorilegge e multirecidivo”, che diffonde contenuti tossici, favorisce la dipendenza e mina l’autostima, soprattutto delle adolescenti. Laure Miller, relatrice del rapporto, ha denunciato che TikTok “non si preoccupa realmente della salute mentale dei nostri giovani, nonostante proclami il contrario”.

Il presidente della commissione, Arthur Delaporte, non usa mezzi termini: “Il verdetto è chiaro: questa piattaforma espone consapevolmente i nostri figli a contenuti tossici e che creano dipendenza”. Per questo, oltre al divieto per gli under 15, il rapporto propone un “coprifuoco digitale” dalle 22 alle 8 per i ragazzi fino a 18 anni e addirittura l’introduzione di un “reato di negligenza digitale” a carico dei genitori che non vigilano sull’uso dei dispositivi.

È singolare che proprio la Francia, Paese che ha fatto della liberté il cardine della sua identità, scelga di limitare l’accesso a uno strumento che, in teoria, dovrebbe ampliare la possibilità di espressione dei giovani. Ma ancora una volta emerge il tratto distintivo della cultura francese, secondo la quale la libertà non è un concetto assoluto, bensì un bene da proteggere. Lo ricordava già Benjamin Constant, voce liberale del XIX secolo: “La libertà deve essere garantita dalle istituzioni, perché senza regole non è che l’arbitrio dei più forti”.

In questa chiave si spiega la posizione francese, vietare TikTok ai minori non significa ridurre la libertà, ma preservarla. Difendere la salute mentale dei ragazzi da un algoritmo che genera dipendenza non è un atto di censura, ma di tutela. È un modo per garantire, oggi come nel 1789, che la libertà sia reale e non illusoria.

Il dibattito europeo sulla regolamentazione dei social è appena all’inizio, ma la Francia, fedele alla sua tradizione rivoluzionaria, ha scelto ancora una volta di aprire la strada.

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