Per la seconda volta in tre mesi, la Banque de France ha tagliato le sue previsioni di crescita per la Francia nel 2025 allo 0,6%, sottolineando l'aumento dei dazi doganali americani in un clima di grande incertezza.
L'economia francese, come quella di altri Paesi, ha risentito della guerra commerciale scatenata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump; una situazione che si sta manifestando come ulteriore ostacolo nel tentativo di reperire 40 miliardi di euro nel 2026 per ridurre il deficit pubblico al 4,6% e poi al di sotto del 3% nel 2029.
Francia: la Banca centrale taglia nuovamente le previsioni di crescita per il 2025
Per raggiungere questo obiettivo, il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, ha auspicato sul quotidiano Les Echos uno sforzo ''condiviso ed equo'', portato avanti da ''tutti, a cominciare dai più privilegiati''.
Dopo l'1,1% del 2024, la banca centrale prevede ora che il prodotto interno lordo (PIL) crescerà dello 0,6% quest'anno, rispetto allo 0,7% di marzo e allo 0,9% precedente. Inferiore alle previsioni del governo (0,7%), questa nuova previsione è in linea con quelle dell'OCSE e del FMI.
Si verificherebbe quindi una ripresa graduale, ma meno marcata di quanto finora previsto: la crescita raggiungerebbe l'1% nel 2026 (-0,2 punti) e l'1,2% nel 2027 (-0,1 punti).
"Il caos provocato dall'amministrazione Trump sta danneggiando principalmente la crescita degli Stati Uniti, ma sta anche pesando su quella globale ", ha osservato François Villeroy de Galhau. "L'economia francese sta crescendo (...) meno dei nostri vicini europei, pur essendo uscita dalla recessione", ha aggiunto.
Il primo ministro François Bayrou, che entro il 14 luglio dovrebbe annunciare le sue linee guida per il prossimo bilancio, ha dichiarato a maggio di voler "chiedere a tutti i francesi di fare uno sforzo".
Ma, anche se il deficit pubblico dovesse essere ridotto al 4,6% del PIL nel 2026, la Francia resterebbe in una condizione delicata. Il debito pubblico salirebbe al 120% del PIL nel 2027, con un pagamento degli interessi superiore a 100 miliardi di euro nel 2030, ha avvertito François Villeroy de Galhau.
Il governatore della Banca centrale ha chiesto di stabilizzare la spesa pubblica escludendo l'inflazione e di mantenere "imperativamente" l'obiettivo del 3% nel 2029, ritenendo che l'opzione di un congelamento del bilancio "potrebbe forse svolgere un ruolo, in un contesto in cui l'inflazione è diminuita".
Nel 2025 la crescita sarà sostenuta principalmente dalla domanda interna, in particolare da quella pubblica, e dalle variazioni delle scorte.
D'altro canto, il commercio estero, che ne è stato il principale motore nel 2024, risentirà dei dazi doganali, della riduzione delle esportazioni al di fuori dell'eurozona e del rafforzamento dell'euro. La crescita è prevista allo 0,1% nel secondo trimestre, come nel primo.