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Povertà alimentare in Italia, il report “Fragili Equilibri” fotografa un’emergenza invisibile che colpisce milioni di persone

Redazione
 
Povertà alimentare in Italia, il report “Fragili Equilibri” fotografa un’emergenza invisibile che colpisce milioni di persone

In un’Italia apparentemente uscita dalla crisi pandemica e formalmente in ripresa economica, il cibo diventa per milioni di famiglie una voce di bilancio da sacrificare. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Fragili Equilibri” curato da ActionAid, che analizza l’insicurezza alimentare nel nostro Paese combinando indicatori ufficiali e metriche alternative. I dati raccontano una realtà inquietante: oltre 6 milioni di italiani hanno sperimentato nel 2023 almeno una forma di deprivazione alimentare materiale o sociale.

Povertà alimentare in Italia, il report “Fragili Equilibri” fotografa un’emergenza invisibile che colpisce milioni di persone

La povertà alimentare non riguarda più solo le fasce di estrema marginalità. Il rapporto evidenzia come il 60% di chi vive questa condizione non rientra nelle soglie Istat di povertà economica, ma sperimenta rinunce silenziose e compromessi quotidiani: tagli alla qualità del cibo, pasti saltati, diminuzione della varietà alimentare.

La deprivazione non è solo materiale ma anche sociale e relazionale: mangiare diventa un atto solitario, stressante e spesso stigmatizzato. Le donne immigrate nel Mezzogiorno, ad esempio, registrano un tasso di rischio superiore al 30%, mentre anche le regioni più ricche come Lombardia e Trentino-Alto Adige mostrano segnali preoccupanti.

Nel 2023:

- Il DAMS (Deprivazione Alimentare Materiale o Sociale) ha colpito l’11,8% della popolazione sopra i 16 anni.
- La FIES (Food Insecurity Experience Scale), più restrittiva, ha rilevato 1,8 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave.
- Il 15,6% delle famiglie – oltre 4 milioni di nuclei – ha speso meno della media nazionale per l’alimentazione, risultando in povertà alimentare relativa.

Le regioni più colpite risultano essere Calabria, Puglia, Campania e Sardegna, ma il fenomeno è ormai trasversale. Anche aree del Nord come la Lombardia (con oltre 700.000 persone coinvolte) non ne sono immuni.

Uno dei temi centrali del report riguarda la debolezza degli attuali strumenti statistici. La FIES, seppur utile per i confronti internazionali, risulta inadeguata a fotografare la complessità delle rinunce alimentari nei paesi ad alto reddito come l’Italia, dove la povertà non è sempre sinonimo di mancanza assoluta di cibo, ma di accesso ineguale, di scarsa qualità e deprivazione sociale.

ActionAid chiede un cambio di paradigma: non più solo aiuti materiali, ma politiche strutturali di giustizia sociale. Tra le raccomandazioni principali:

- Adattare gli strumenti di misurazione della povertà alimentare al contesto italiano.
- Riconoscere la mensa scolastica come servizio pubblico essenziale, garantito e gratuito almeno per la scuola primaria.
- Innovare le risposte locali e investire in soluzioni partecipative, fondate su dignità, ascolto e coinvolgimento delle comunità.
- Promuovere studi qualitativi che restituiscano la voce alle persone colpite.

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