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Il fantasma della monnezza: cronache ultraterrene dal regno dell’inciviltà

Barbara Leone
 
Il fantasma della monnezza: cronache ultraterrene dal regno dell’inciviltà

Dimenticate le atmosfere gotiche di Poe, i sobbalzi da cinema horror e i brividi sotto le coperte. Il terrore oggi si aggira a Monreale: non tra cripte polverose o manieri abbandonati, ma lungo i marciapiedi dell’inciviltà. Protagonista della nostra saga: il “fantasma della monnezza”. Una figura evanescente, vestita di bianco, due fori all’altezza degli occhi, e in mano non un candelabro o una catena arrugginita, ma un sacco di umido. No, non è un rito propiziatorio.

Il fantasma della monnezza: cronache ultraterrene dal regno dell’inciviltà

Non è un’installazione performativa post-concettuale. È un uomo. Un cittadino (teoricamente appartenente alla categoria degli homo sapiens), che ha pensato bene di travestirsi da spettro per abbandonare la spazzatura senza farsi riconoscere dalle telecamere. Un genio del male? Un anarchico dell’immondizia? Un performer dadaista? Macché.

Solo l’ennesimo maestro dell’arte sopraffina del fregarsene. E così Monreale - nota per il suo Duomo, per i mosaici bizantini, per la luce dorata che danza sulle cupole - ora rischia di entrare nel patrimonio UNESCO anche per il folklore del degrado urbano. Perché se in Scozia hanno la creatura del Loch Ness, noi abbiamo il Casper dei cassonetti. E qui non c’è bisogno di acque torbide o leggende tramandate: basta un vecchio lenzuolo e una buona dose di faccia tosta.

L’iniziativa dell’ectoplasma zozzone è stata prontamente immortalata da un sistema di videosorveglianza. E a nulla è valso il travestimento da entità paranormale: le telecamere, evidentemente più coraggiose del previsto, non si sono lasciate suggestionare da cotanta messinscena. Il nostro spettro dei rifiuti è stato pedinato, rintracciato e multato. Nessun inseguimento con l’aspirapolvere protonico alla Ghostbusters, solo il classico verbale amministrativo. Ma il colpo è stato letale: adesso l’anonimo eroe rischia l’eternità… sotto forma di meme su Facebook.

L’assessore Giulio Mannino, con la pazienza di un esorcista a fine turno, ha dichiarato: ''Continuiamo a riscontrare atti di inciviltà inaccettabili nonostante i nostri sforzi. Daremo la caccia a questi 'fantasmi' che inquinano la nostra città''. Un’invocazione accorata al senso civico. Ma forse, per certi personaggi, sarebbe più efficace un salmo esorcistico o un TSO educativo. Perché il nostro fantasma-formaggino è in buona, si fa per dire, compagnia. Gli sporcaccioni si evolvono, come Pokémon dell’inciviltà: auto senza targa, targhe coperte, orari notturni degni di un film noir.

E ora, pure la controfigura di un cartone animato anni ’90. Il tutto per non “disturbarsi” a fare la differenziata. E per sfuggire a una, sacrosanta, multa. Evidentemente, investire nell’intelligenza costa più fatica che rubare uno strofinaccio alla nonna.

Ma ciò che colpisce, oltre all’improvvisazione da teatro dell’assurdo, è la totale mancanza di vergogna. Ci si traveste da spettro per evitare la legge, e magari il giorno dopo si va a messa o si firma una petizione contro “il degrado del quartiere”. Ipocrisia e umido: il binomio vincente della nuova commedia italiana. Satira al sapor di percolato. Non resta che riderne. Perché se non si ride, si piange. E allora ecco che sui social si moltiplicano i sequel: Il Mostro della Plastica di Monte Pellegrino, La Mummia del Cassonetto di Bagheria, Lo Zombie dell’Indifferenziata all’Acquasanta.

Il problema, però, non è il folklore. È la realtà. Viviamo in un Paese dove basta uno smartphone per aprire una polemica, ma servono i fantasmi per smaltire la monnezza. Dove si sbandiera l’onestà, ma si butta il vetro nei cespugli. Dove la furbizia da discount è ancora considerata una virtù. Epilogo: spiriti, spazzatura e spirito civico. Che dire, caro fantasma di Monreale: se volevi lasciare un segno, ci sei riuscito. La tua sagoma bianca, goffa e poetica nella sua tragicomica ostinazione, è già leggenda. Non una leggenda epica, però. Piuttosto, una barzelletta urbana. Un racconto morale alla rovescia. Perché a terrorizzarci, oggi, non sono i mostri sotto il letto. Ma quelli che ci abitano accanto, e che ogni sera, nascosti da un lenzuolo o da un alibi, ci ricordano che l’inciviltà è viva e vegeta. E puzza. Quindi, prossimo Halloween, niente dolcetti. Solo multe. E magari, una lezione di educazione civica. Che di spiriti marci, in tutti i sensi, ne abbiano fin troppi.

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