In un Paese dove ogni spesa pesa e ogni figlio costa come un piccolo appartamento, il tema della genitorialità è diventato una questione di sopravvivenza più che di scelte di cuore. È quanto emerso dal forum “Famiglie sotto pressione: quanto costa crescere un figlio in Italia”, organizzato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili (Cnpr). 
Famiglie in apnea: tra salari fermi e sogni rinviati, l’Italia che non può più permettersi i figli
Un incontro in cui politici ed economisti hanno provato a decifrare le ragioni di una crisi demografica ormai strutturale, fatta di salari fermi, affitti insostenibili e bonus che durano meno di una stagione. Laura Cavandoli, deputata della Lega e componente della Commissione Finanze (in foto), ha rivendicato l’impegno del governo per sostenere chi decide di diventare genitore, ricordando che “la scelta di avere figli passa inevitabilmente da una valutazione economica, del proprio lavoro e del reddito familiare”. 
Secondo Cavandoli, l’esecutivo avrebbe puntato molto sull’occupazione femminile, con sgravi per le aziende che assumono madri lavoratrici e risorse aggiuntive in legge di Bilancio. “Abbiamo destinato un miliardo e seicento milioni alle famiglie, oltre alla riduzione dell’Irpef di due punti per i redditi fino a 50 mila euro, guardando al ceto medio e alla stabilità economica dei nuclei familiari. Il bonus mamme è stato potenziato per le lavoratrici con due figli e redditi sotto i 40 mila euro, e la rimozione del valore catastale della prima casa dall’Isee permetterà a molte famiglie di accedere a servizi essenziali a costi ridotti”, ha spiegato. Ma non tutti condividono questo ottimismo.
 Cristina Tajani, senatrice del Partito Democratico, ha ricordato come il vero nodo resti il caro vita, che continua a erodere il potere d’acquisto e a frenare i progetti familiari. “L’Italia ha i salari tra i più bassi in Europa e il costo dell’energia ha inciso profondamente sullo stile di vita delle famiglie. È inevitabile che la denatalità si intrecci con la precarietà economica. Servono politiche abitative e interventi strutturali nella prossima manovra per alleggerire il peso delle spese quotidiane”, ha dichiarato. Per la senatrice dem, i giovani non rinunciano ai figli per mancanza di valori ma per mancanza di prospettive.
 “Bisogna agire sul precariato, che deve tornare a essere l’eccezione e non la regola. Serve un salario minimo legale per ridare dignità ai lavoratori, e occorre rilanciare l’edilizia residenziale pubblica, perché negli ultimi anni molti fondi per affitti, morosità incolpevole e prime case sono stati tagliati. Il diritto a una casa è parte integrante del diritto a costruire un futuro”, ha aggiunto.
A ribadire il valore “identitario” della natalità è stato invece Alessandro Cattaneo di Forza Italia, per il quale “un Paese che non fa figli è un Paese che scompare”. L’esponente azzurro ha sottolineato come il governo Meloni abbia inserito il tema demografico tra le priorità e avviato diverse misure di sostegno, anche grazie ai fondi del Pnrr destinati alla costruzione di nuovi asili. 
“La maternità e la paternità devono tornare al centro di una visione complessiva, che permetta ai giovani di crescere senza dover scegliere tra lavoro e famiglia. Bisogna riattivare l’ascensore sociale, combattere l’abuso delle partite Iva e la pessima abitudine degli stage non retribuiti. E garantire mutui agevolati per i giovani attraverso lo Stato”, ha affermato. Di tutt’altro tono l’intervento del senatore Mario Turco del Movimento 5 Stelle, che ha definito la genitorialità in Italia “una missione quasi impossibile”. “In questi tre anni il governo ha solo introdotto tasse, come l’aumento dell’Iva sui pannolini e sui beni per l’infanzia, e ha tagliato gli aiuti sulla prima casa per gli under 35. Oggi l’unica voce di spesa certa nella manovra sono le spese militari. Così le famiglie non ce la fanno più”, ha denunciato Turco, secondo il quale la pressione fiscale è arrivata a livelli record, sfiorando il 43 per cento. 
Il senatore ha poi annunciato che il Movimento proporrà nella prossima legge di Bilancio il raddoppio dell’assegno unico, l’introduzione del salario minimo legale e una norma contro il cosiddetto “fiscal drag”, la tassa invisibile dell’inflazione. Nel corso del dibattito, i professionisti hanno ricordato la dimensione molto concreta di un problema che non è solo statistico ma quotidiano. Pasqua Borracci, commercialista e revisore legale dell’Ordine di Bari, ha spiegato che “crescere un figlio oggi costa come un piccolo appartamento: tra scuola, sanità e tempo libero, le spese aumentano senza tregua. È difficile per i giovani pianificare una famiglia in un contesto di precarietà e con un mercato immobiliare che divora i redditi”. 
Secondo Borracci, il sostegno alla genitorialità dovrebbe diventare “un pilastro delle politiche economiche e sociali” se si vuole davvero invertire il trend demografico negativo. A tirare le fila della discussione è stato Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili, che ha ricordato come l’assegno unico, pur introducendo un sistema più universale, abbia spesso avuto effetti neutri. “I numerosi bonus lanciati negli ultimi anni sono risultati complessi da ottenere e poco efficaci. Senza politiche pubbliche per la casa e senza un serio piano di edilizia convenzionata per i redditi bassi, è difficile immaginare una ripartenza della natalità”, ha concluso.