L’inquinamento acustico da trasporti minaccia ogni giorno la salute di oltre 110 milioni di cittadini europei. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Environmental noise in Europe 2025” pubblicato oggi dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), che lancia l’allarme sull’impatto devastante del rumore su salute pubblica, ambiente e sviluppo economico. Secondo lo studio, oltre il 20% della popolazione dell’UE è costantemente esposta a livelli di rumore superiori ai limiti stabiliti dalle normative europee, con gravi conseguenze sanitarie e sociali.
Più di 110 milioni di europei esposti a rumori nocivi dei trasporti secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente
Il piano europeo per l’inquinamento zero, che mira a ridurre del 30% entro il 2030 il numero di persone cronicamente disturbate dal rumore dei trasporti, è destinato a fallire senza misure aggiuntive. Dal 2017 al 2022, il numero di persone altamente infastidite dal rumore è diminuito di appena il 3%. Un progresso minimo, ben lontano da quanto necessario.
L’esposizione cronica al rumore da traffico – stradale, ferroviario e aereo – è associata a una vasta gamma di effetti negativi: 66.000 morti premature, 50.000 nuovi casi di malattie cardiovascolari, 22.000 nuovi casi di diabete di tipo 2. Il rumore influisce sulla salute attraverso meccanismi legati allo stress e ai disturbi del sonno, con ripercussioni che spaziano dalla depressione alla demenza.
Allarmanti anche i dati sull’infanzia: secondo le stime più recenti, oltre mezzo milione di bambini in Europa soffre di problemi di comprensione della lettura a causa del rumore, 63.000 presentano disturbi comportamentali e 272.000 sono in sovrappeso, in parte per l’esposizione prolungata a livelli sonori elevati.
Se confrontato con altre minacce ambientali alla salute, il rumore dei trasporti si colloca tra le prime tre cause, subito dopo l’inquinamento atmosferico e i fattori climatici legati alle temperature estreme. I suoi effetti sono superiori perfino a quelli del fumo passivo o dell’esposizione al piombo.
Su scala europea, il 92% delle esposizioni a rumore nocivo deriva dal traffico stradale, in particolare nelle aree urbane densamente popolate. Altri 18 milioni di persone sono disturbate dai treni, mentre 2,6 milioni vivono sotto le rotte aeree principali. I valori soglia UE per il rumore sono fissati a 55 decibel per il giorno-sera-notte e 50 decibel per la notte, ma le raccomandazioni dell’OMS sono ancora più severe: oltre 150 milioni di persone (il 30% della popolazione europea) sarebbero esposte a livelli insalubri secondo tali parametri.
Il rumore antropico colpisce anche la biodiversità. Almeno il 29% dei siti Natura 2000 presenta livelli di rumore in grado di alterare il comportamento della fauna terrestre. In mare, il rumore sottomarino provocato da navi, trivellazioni e costruzioni offshore danneggia specie come delfini e balene, soprattutto in aree critiche come il Canale della Manica, lo Stretto di Gibilterra, l’Adriatico e il Baltico.
Il rapporto dell’EEA indica chiaramente che gli strumenti per contrastare l’inquinamento acustico ci sono: limiti di velocità nelle città, pneumatici a bassa rumorosità, manutenzione delle infrastrutture ferroviarie, approcci silenziosi negli aeroporti e accesso a spazi verdi. Ma evidenzia anche la necessità di azioni sistemiche: pianificazione urbana che includa zone cuscinetto tra aree residenziali e vie di traffico, promozione della mobilità sostenibile come trasporto pubblico, ciclabilità e pedonalità.
Ridurre l’inquinamento acustico non è solo una questione ambientale, ma un imperativo sanitario, sociale ed economico. Con costi stimati in oltre 95 miliardi di euro l’anno – lo 0,6% del PIL europeo – il rumore dei trasporti è una crisi silenziosa ma tangibile. Per affrontarla, occorre trasformare il modo in cui si progettano le città e si muovono le persone, adottando soluzioni innovative e inclusive. Il tempo per agire è ora.