Economia

Engagement e produttività, la sfida delle imprese tra giovani disincantati e senior motivati

Redazione
 
Engagement e produttività, la sfida delle imprese tra giovani disincantati e senior motivati

Il lavoro come motore di produttività e crescita sembra perdere terreno, soprattutto tra le nuove generazioni. È quanto emerge dal Rapporto «Engagement e produttività. Più produttività attraverso la leva della motivazione e del coinvolgimento sul posto di lavoro» realizzato dal Censis e commissionato da Philip Morris Italia, presentato oggi a Roma. I dati fotografano una realtà complessa, se quasi l’80% degli occupati si dichiara motivato, il quadro cambia radicalmente guardando agli under 45, tra i quali solo uno su quattro si sente realmente coinvolto.

Engagement e produttività, la sfida delle imprese tra giovani disincantati e senior motivati

Il disincanto dei giovani è il tratto più evidente della ricerca. Per oltre la metà degli under 45 (54,1%) il lavoro non rappresenta più il centro della vita, mentre gli over 55 rimangono ancorati a un modello tradizionale che riconosce al lavoro una forte valenza identitaria, due su tre, infatti, continuano a considerarlo una priorità. Non sorprende quindi che il 53,9% dei giovani intervistati si senta poco coinvolto nello svolgimento delle proprie attività, contro un 34,4% tra i lavoratori senior.

Il nodo della retribuzione rimane centrale. Più della metà degli intervistati (54%) indica salari più competitivi come la leva principale per accrescere motivazione e partecipazione. Ma non è solo una questione economica, quattro occupati su dieci chiedono condizioni di lavoro migliori, il 32% benefit aggiuntivi e quasi il 27% maggiore flessibilità oraria o possibilità di smartworking. Le richieste, in altre parole, si muovono verso un equilibrio tra benessere e produttività, segnalando la necessità di un ripensamento profondo delle politiche aziendali.

Altro aspetto cruciale riguarda il disallineamento tra competenze e mansioni, solo il 27,2% ritiene le proprie competenze pienamente adeguate al ruolo ricoperto, mentre il 13,7% denuncia un divario forte, problema che pesa soprattutto sui più giovani (16,8%) rispetto agli over 55 (6,3%). Un segnale che richiama alla necessità di investire in formazione continua, come sottolineato anche dagli esperti intervenuti alla presentazione.

Gli effetti della mancanza di engagement sono tangibili. Il 44,3% dei lavoratori ha pensato di cambiare occupazione, percentuale che sale al 64,6% tra i giovani. Le ragioni sono chiare, desiderio di stipendi più alti (39,5%), riduzione dello stress da carichi eccessivi (28,7%), maggiore soddisfazione professionale (21,5%). Un quadro che conferma come il disengagement non sia solo un problema individuale, ma un fattore che impatta direttamente sulla produttività aziendale. Un lavoratore su tre ritiene infatti che la mancanza di coinvolgimento riduca sensibilmente i risultati dell’impresa, percezione ancora più netta tra gli over 55 (45,2%).

«I numeri parlano chiaro: solo il 10% dei lavoratori italiani si dichiara davvero coinvolto nel proprio lavoro e quasi la metà sperimenta una distanza emotiva dalla propria attività», ha affermato Pasquale Frega, Presidente e Amministratore delegato di Philip Morris Italia (in foto). «Come imprese non possiamo ignorare questa sfida: per questo investiamo nella formazione, garantiamo parità salariale, supportiamo la genitorialità e promuoviamo un reale equilibrio tra vita privata e professionale. Vogliamo costruire ambienti in cui ciascuno possa sentirsi valorizzato».

Alla presentazione, oltre a Frega, sono intervenuti Fulvia Santini, ricercatrice Censis, Giorgio De Rita, segretario generale Censis, l’avvocato giuslavorista Ciro Cafiero, don Andrea Ciucci della Pontificia Accademia per la vita, Lorenzo Malagola, segretario della Commissione Lavoro alla Camera, e Mattia Pirulli, segretario confederale della Cisl. Tutti hanno convenuto sulla necessità di rimettere la persona al centro, in un percorso che unisca produttività e benessere.

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