Quasi sei lavoratori su dieci in Italia non sanno quanto spetti di retribuzione durante la maternità, e oltre la metà non conosce le regole che disciplinano le ferie. È quanto emerge dall’analisi condotta da Hays Italia con il contributo dello Studio legale Daverio & Florio, che ha sottoposto a più di 500 professionisti un test di dieci domande sui principali diritti dei dipendenti.
Diritti dei lavoratori, Italia a due velocità: consapevoli su frodi e NASPI, ma ignorano maternità e ferie
I risultati offrono una fotografia interessante. Il 70% del campione ha risposto correttamente ad almeno sette quesiti su dieci, segno di una conoscenza diffusa ma disomogenea. Se su temi complessi come whistleblowing, NASPI e molestie la preparazione è elevata, restano ampie le lacune sui diritti quotidiani, quelli che incidono direttamente sulla vita lavorativa e familiare.
Il nodo più critico riguarda la maternità, il 58% degli intervistati crede che durante il congedo obbligatorio spetti lo stipendio pieno, ma la normativa prevede un’indennità pari all’80% della retribuzione, che molti contratti collettivi integrano fino al 100%. L’avvocato Bernardina Calafiori, socio fondatore di Daverio & Florio e specialista in diritto del lavoro, ricorda che “con la Legge di Bilancio 2025 è stato previsto che anche tre mensilità di congedo parentale siano indennizzate all’80%, un passo avanti per sostenere la genitorialità e favorire una distribuzione più equa dei carichi familiari”.
Molti dubbi emergono anche sul tema delle ferie, il 55% dei lavoratori non ne conosce la disciplina. “Il diritto alle ferie è irrinunciabile e sancito dalla Costituzione”, spiega ancora Calafiori. “Ogni lavoratore ha diritto ad almeno quattro settimane l’anno, di cui due consecutive. Il datore di lavoro può stabilirne la programmazione, ma tenendo conto delle esigenze del dipendente. Non è ammesso imporre ferie forzate senza giustificato motivo e senza congruo preavviso”.
Lo studio rileva poi conoscenze solo parziali su altri aspetti fondamentali. Quasi il 40% dei lavoratori crede che gli aumenti di stipendio derivino automaticamente dall’anzianità, mentre la legge li riconosce solo in caso di assegnazione stabile a mansioni superiori.
Sul fronte malattia, il 35% pensa che il licenziamento non sia mai possibile, ignorando che la cessazione del rapporto è consentita dopo il superamento del periodo di comporto previsto dal contratto collettivo. Anche il demansionamento risulta un terreno scivoloso: il 32% lo ritiene legittimo per motivi disciplinari o organizzativi, quando in realtà è ammesso solo se previsto da accordi collettivi o con consenso scritto del lavoratore.
Più incoraggiante, invece, la conoscenza sui temi più recenti introdotti dalla normativa, il 90% degli intervistati ha risposto correttamente alle domande sul whistleblowing, l’82% sulla NASPI e l’80% sulle molestie sul luogo di lavoro.
“Questo mostra - osserva Alessio Campi, People & Culture Director di Hays Italia - che i lavoratori italiani stanno maturando una consapevolezza crescente sui diritti legati alla trasparenza e alla protezione personale, ma restano incerti sulle tutele quotidiane. Le aziende devono impegnarsi di più nella formazione interna e nella comunicazione chiara delle regole, perché un lavoratore informato è anche un lavoratore più fiducioso, motivato e produttivo”.
Campi sottolinea che la conoscenza dei propri diritti non è solo una questione di cultura giuridica, ma un elemento strategico di benessere organizzativo: “Un dipendente che sa come funzionano ferie, maternità o malattia riduce conflitti, contenziosi e incomprensioni. La chiarezza normativa diventa così una leva di fiducia reciproca tra impresa e lavoratore, e uno strumento concreto per costruire ambienti di lavoro più inclusivi, equi e sostenibili”.