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Sean “Diddy” Combs resta in carcere dopo il verdetto: negato il rilascio sotto cauzione

Redazione
 
Sean “Diddy” Combs resta in carcere dopo il verdetto: negato il rilascio sotto cauzione

FOTO: Nikeush - CC BY-SA 4.0

Sean “Diddy” Combs, icona dell'hip-hop, non potrà uscire di prigione su cauzione. Il giudice Arun Subramanian ha negato la richiesta di libertà su cauzione, argomentando che le condanne per reati legati alla prostituzione impongono la detenzione in attesa della sentenza definitiva. La decisione arriva al termine di un processo federale che ha tenuto con il fiato sospeso il mondo dell'intrattenimento, rivelando dettagli inquietanti sulla vita del magnate. Il verdetto, annunciato ieri dopo tre giorni di intense deliberazioni della giuria, rappresenta una vittoria parziale per l'ex miliardario.

Sean “Diddy” Combs resta in carcere dopo il verdetto: negato il rilascio sotto cauzione

Combs è stato riconosciuto colpevole di due capi d'accusa di trasporto di persone a scopo di prostituzione (in violazione del cosiddetto "Mann Act", una legge federale centenaria), ma è stato assolto dalle accuse più gravi di associazione a delinquere e traffico sessuale, che avrebbero potuto comportare una condanna all'ergastolo. Nonostante lo scampato pericolo di una pena così severa, il rapper, 55 anni, rischia comunque fino a dieci anni di carcere per ciascuna delle condanne ricevute.

I procuratori hanno dipinto un quadro torbido, sostenendo che per oltre vent'anni Combs avrebbe sfruttato il suo vasto impero per costringere due delle sue ex partner a partecipare a "spettacoli sessuali" alimentati da droghe, spesso definiti "Freak Off" o "notti in hotel", con la presenza di prostitute in camere d'albergo. Secondo le testimonianze, Combs avrebbe assistito, si sarebbe masturbato e occasionalmente filmato questi eventi. Le perquisizioni nelle sue residenze avrebbero rivelato la presenza di sostanze stupefacenti e ingenti quantità di lubrificanti, presumibilmente utilizzati durante tali spettacoli.

Combs si è dichiarato non colpevole di tutti e cinque i capi d'accusa. I suoi avvocati hanno ammesso che il fondatore della Bad Boy Records, noto per aver organizzato feste sfarzose per l'élite in luoghi lussuosi, potesse essere stato violento nelle sue relazioni personali, ma hanno strenuamente sostenuto che l'attività sessuale descritta dall'accusa fosse sempre stata consensuale. Il processo, durato sette settimane presso la corte federale di Manhattan, ha svelato i meccanismi interni dell'impero commerciale di Combs e ha messo in luce le sue turbolente relazioni con la cantante R&B Casandra "Cassie" Ventura e una donna identificata in tribunale con lo pseudonimo di "Jane".

"L'imputato ha usato potere, violenza e paura per ottenere ciò che voleva", ha dichiarato il pubblico ministero Christy Slavik nella sua arringa finale. "Non accetta un no come risposta". Gli avvocati difensori di Combs, guidati da Marc Agnifilo, hanno ribattuto che, pur riconoscendo la violenza domestica nel contesto di relazioni instabili, la condotta del rapper non configurava la tratta di sfruttamento sessuale sostenendo che Ventura e Jane fossero donne "forti e indipendenti" che avrebbero partecipato volontariamente alle prestazioni sessuali per compiacere Combs. La sentenza definitiva per Sean Combs è attesa per ottobre. Fino ad allora, il magnate della musica rimarrà dietro le sbarre, segnando un capitolo senza precedenti nella sua controversa carriera.

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